Edoardo Leo, com’è nata l’idea del film “Luigi Proietti detto Gigi

Edoardo Leo è il regista del film “Luigi Proietti detto Gigi” nato per celebrare la grandezza di un artista senza tempo dello spettacolo italiano: Gigi Proietti. L’idea di fare un film è nata nel 2018 come ha raccontato proprio l’attore e regista alla Casa del cinema: “mi ero messo in testa di fare un documentario su A ME GLI OCCHI PLEASE, il one-man-show del ’76 scritto da Roberto Lerici, che ha cambiato in un certo senso il teatro italiano, un caso incredibile, con la fila fuori, il pienone ogni sera, sold out dalla prima recita al Teatro Tenda. E pensare che Gigi ci aveva messo dentro tanto di quel teatro sperimentale da cui proveniva”. Un lungo viaggio quello intrapreso da Edoardo Leo iniziato più di 3 anni fa e che finalmente è diventato realtà in un film-documentario dedicato al grande Gigi Proietti. ”



“Volevo girare un documentario sullo spettacolo che secondo me ha cambiato le regole del gioco del teatro italiano: “A me gli occhi, please”. E abbiamo iniziato insieme” – ha aggiunto Edoardo Leo che ha lavorato a stretto contatto proprio con Gigi Proietti. “Lunghe chiacchierate nel suo studio, decine di ore di materiale da guardare insieme. L’ho ripreso ovunque, negli spettacoli, nei camerini, alle prove. Poi al Globe Theatre una lunga intervista, che non sapevo sarebbe stata la sua ultima. L’improvvisa uscita di scena di Proietti mi ha catapultato in un film dove era necessario ripercorrere non solo la sua vita ma andare alla ricerca del “suo segreto”. Un viaggio per svelare chi c’era dietro l’uomo di spettacolo” – ha detto Leo.



Edoardo Leo: “Gigi Proietti non è mai stato uno che si è messo su un piedistallo”

Edoardo Leo ha avuto un bellissimo rapporto con Gigi Proietti, un uomo semplice nonostante la grande fama e successo. “Non è mai stato uno che si è messo su un piedistallo, non era nella sua natura” – ha detto Leo precisando – “si sentiva però abbastanza soddisfatto di sé anche se forse in lui c’era un rimpianto, un rammarico che la sua immagine di comico avesse alla fine preso il sopravvento su altri aspetti della sua arte. Rammarico poi verso la critica che spesso lo aveva sottovalutato e sicuramente sul fatto che i teatri di Roma non lo avessero mai preso in considerazione come direttore nonostante fosse un grande intellettuale e studioso di teatro”. Non solo, il regista ha aggiunto: “Gigi Proietti a casa mia era una vera e propria istituzione, ma non erano affatto contenti che volessi fare l’attore. La cosa si sbloccò quando dissi ai miei che avrei lavorato proprio con lui”.



Infine parlando ancora del grande Proietti, l’attore e regista romano ha confessato di un rimpianto del grande Gigi: “c’è poi il caso eclatante del Brancaccio che da spazio vuoto, quale era stato per anni, lui riempì di romani che venivano in pullman dalle periferie e poi, nonostante questo, venne affidato a Maurizio Costanzo. Una cosa che gli dispiacque sicuramente molto, ma a cui replico solo con un: ‘no comment'”.