Edoardo Rixi è finito nel mirino del Movimento 5 Stelle, a cominciare da Luigi Di Maio. Il vice-presidente del consiglio, parlando del caso del viceministro leghista, ha invocato le sue dimissioni in virtù del processo “spese pazze” nella regione Liguria, la cui sentenza giungerà al 30 maggio. Parlando quest’oggi al Corriere della Sera, Rixi si dice profondamente amareggiato: «Cosa rispondo a chi mi chiede di dimettermi? Sono io che non so se ho voglia di stare ancora in questo governo – lo sfogo dell’esponente del Carroccio – io faccio quello che mi dice Matteo Salvini, non Luigi Di Maio. Quel che pensano i 5 Stelle non m’interessa». Chiara e ormai profonda la frattura fra le due facce della stessa medaglia, i leghisti da una parte e i grillini dall’altra, e la sensazione è che questa volta siamo davvero vicini ad un epilogo per quanto riguarda l’esecutivo. «L’impostazione dei 5 Stelle preoccupa – ha proseguito poi Rixi, sottolineando le questioni che a lui non vanno a genio – nel dl Crescita ci sono passaggi che potrebbero comportare la chiusura dell’Ilva, abbiamo sfiorato la chiusura del tunnel del Gran Sasso, e io di ponti crollati ne ho già avuto uno a Genova… I dragaggi dei porti vanno fatti, ma la commissione al Senato presieduta da loro ha dato parere negativo. L’agenzia per il monitoraggio delle ferrovie e delle autostrade (Ansfisa) non si sa quando sarà attiva. E questo mi preoccupa». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EDOARDO RIXI “DI MAIO FA PRESSIONE SULLE PROCURE”

Il governo gialloverde continuarsi a scornarsi senza esclusione di colpi, e l’ultimo terreno di scontro è il viceministro ai trasporti della Lega Edoardo Rixi, a processo per le cosiddette “spese pazze” in regione Liguria, risalenti al periodo 2010-2012. Sulla vicenda si è espresso chiaramente il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, nonché capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che parlando ai microfoni de Il Secolo XIX ha detto: «Il codice di comportamento inserito nel contratto di governo parla chiaro. Anche se, ovviamente, ci auguriamo che Rixi sia innocente. M5S e Lega sono forze diverse: al posto loro noi avremmo fatto dimettere Siri dal governo dopo trenta secondi. Essere forze diverse ci ha spinto a sottoscrivere un contratto, che va applicato». Insomma, Di Maio pretende le dimissioni immediate di Rixi in caso di condanna, così come fatto recentemente con Armando Siri, indagato e dimissionario pochi giorni dopo che la notizia dell’inchiesta è divenuta pubblica.



EDOARDO RIXI VS DI MAIO “PRESSA LE PROCURE”

Dichiarazioni che ovviamente non vanno a genio al diretto interessato, il vice-ministro Rixi, che intervistato nelle scorse ore dai colleghi del Corriere della Sera ha replicato così al vice-presidente del consiglio grillino: «La mia sentenza è prevista per il 30 maggio – dice – c’era bisogno di buttarla in campagna elettorale cinque giorni fa? Io non posso concepire i processi a priori, la verità è che si fanno pressioni sulle procure per ottenere condanne. E se sono i membri del governo ad uscirsene con dichiarazioni che non creano la serenità nei giudizi… Leggere i processi in chiave elettorale espone le procure a tensioni – aggiunge Rixi – io non capisco perché non si possa far lavorare la magistratura con tranquillità». A poco più di una settimana dalle elezioni europee, toni decisamente accesi all’interno del governo, e la sensazione circolante è che durante la prossima settimana ne sentiremo di ogni.

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