Edoardo Vianello è tra i protagonisti della nuova puntata di “Techetechetè” in onda oggi, giovedì 13 agosto 2020, su Raiuno. Le sue canzoni hanno segnato le estati italiane diventando delle hit senza tempo come “Pinne fucile ed occhiali” e “Abbronzatissima”. A distanza di anni Vianello può considerarsi a tutti gli effetti il primo vero cantante capace di scrivere tormentoni estivi. Intervistato da musica361.it (data 26 giugno 2020) parlando proprio di tormentoni estivi ha ricordato il brano “Il capello” pubblicato nel 1961 a distanza di due anni dalla sua composizione: “i discografici non erano convinti. Non avendo il potere in quel momento imporre le mie idee, mi fidai di loro. Invece quando la incisi divenne anche il primo successo: il tema della gelosia è sempre attuale. C’è tutto in quella canzone: sembra il copione di un film”.
Parlando di tormentoni però il cantautore ha precisato che non aveva alcuna intenzione di voler creare dei tormentoni musicali: “mi piaceva trovare, insieme a Carlo Rossi, degli slogan facilmente memorizzabili, ma senza pensare che potessero essere tormentoni. Ho sempre scritto per divertire, senza prendermi sul serio”. Una cosa è certa le sue canzoni hanno segnato la storia della musica leggera italiana e in particolare gli anni ’60 che Vianello ricorda così: “anni spensierati: quel poco di più che si rimediava rendeva felici. Ogni piccolo progresso era una grande vittoria. Oggi abbiamo tutto: se manca qualcosa ci si affanna. Mi piacerebbe rivivere quegli anni con lo stesso piacere di far ridere la gente e coinvolgerla. C’era una solidarietà diversa tra noi colleghi”.
Edoardo Vianello: “Tanti mi guardavano con aria di sufficienza”
Il successo di Edoardo Vianello con le sue canzoni leggere e briose ha naturalmente fatto indispettire alcuni cantautori poetici di quegli anni, anche se proprio il cantante ha dichiarato a musica361.it (data 26 giugno 2020): “tanti mi guardavano con aria di sufficienza: non mi interessava. Il cantautorato mi ha sempre affascinato, anche per quello scrissi Oh mio Signore. Le canzoni romantiche, però, si possono fare in qualunque momento: io sono orgoglioso del mio genere, che rappresentò quel periodo”. In pochi sanno che dietro l’incontro tra Lucio Dalla e Gino Paoli c’è stato proprio lo zampino di Vianello: “conobbi Lucio ancora strumentista, era fenomenale. C’era un’amicizia anche con Paoli, ma poi iniziò a tirarsela e ci allontanammo: non c’è motivo di darsi arie”.
Parlando poi delle sue canzoni, Vianello ha precisato: “sono sul filo del rasoio tra l’essere idiote e l’essere geniali: le rendo più importanti, facendo passare il genio” rivelando poi di esserci rimasto male per non essere stato ricordato né tantomeno menzionato da I Ricchi e Poveri a Sanremo: “sono rimasto deluso perché non siamo stati ricordati né io né il Califfo. Gli artisti dimenticano quando non fa più comodo: nel ’70 mi giocai ogni carta, anche a mio discapito, pur di portare a Sanremo (con La prima cosa bella, ndr) quei ragazzi in cui credevo tantissimo”. Sul finale ha poi confessato: “ho sempre fatto tutto quello che desideravo. Vorrei svegliarmi con un’idea geniale, ma è inutile sognare un’altra mattinata di ispirazione quando è dal 1982 che sento dire che stanno tornando gli anni ’60”.