Addio a Eduard Limonov: è morto poco fa a Mosca all’età di 77 anni lo scrittore e politico russo reso celebre negli ultimi anni anche in Occidente grazie al quasi omonimo libro di Emmanuel Carrère (Adelphi, 2011) che di questo eccentrico e per alcuni affascinante personaggio ha realizzato una biografia romanzata che fu uno dei casi editoriali di quell’anno. L’annuncio è arrivato nelle ultime ore da parte di Interfax e dell’agenzia di stampa Ria Novosti: secondo quanto si apprende Limonov sarebbe deceduto nella sua abitazione a causa delle complicazioni dovute a un intervento chirurgico a cui era stato sottoposto in ospedale lo scorso ottobre. L’Altra Russia, il partito di cui faceva parte e che aveva contribuito a fondare, ha annunciato che ulteriori dettagli circa i funerali di uno degli agit-prop più anarchici e provocatori degli ultimi tempi saranno resi solamente nella giornata di domani.
EDUARD LIMONOV, MORTO A 77 ANNI LO SCRITTORE E POLITICO RUSSO
Nato a Dzerzisnk nel 1943 come Ėduard Veniaminovič Savenko, Limonov (pseudonimo che deriva dalla parola russa “limon” che però fa riferimento alla “limonka”, ovvero un modo gergale di indicare le bombe a mano) nella sua vita ne ha vissute molte di vite perché, usando le parole di Carrère, “è stato teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcan”. Apprezzato poeta e autore di romanzi autobiografici che hanno avuto discreto successo non solo in patria ma pure in Francia, Limonov era stato fondatore assieme al discusso Alexander Dugin del NBP (Partito Nazional Bolscevico), formazione dichiarata fuorilegge nel 2007 e dissoltasi, con l’ala sinistra che era confluita in L’Altra Russia di cui Limonov era fondatore (come pure del quotidiano “Limonka”). Nazionalista ma moderato, è stato come detto un militante a agit-prop, attivista e oppositore di Vladimir Putin dal punto di vista della difesa dei diritti costituzionali alle riunioni pacifiche; un intellettuale scomodo, spesso volutamente dall’altra parte della barricata e in polemica anche con gli stessi alleati e i neocomunisti, e che nella sua dottrina politica teorizzava tra le altre cose la realizzazione del progetto eurasiatico.