COME FUNZIONERÀ IL PIANO “EDUCARE ALLE RELAZIONI” PER IL CONTRASTO ALLA VIOLENZE SULLE DONNE
Si chiama “Educare alle relazioni” l’iniziativa a firma di tre Ministri – Valditara (Scuola), Sangiuliano (Cultura) e Roccella (Famiglia e Pari Opportunità) – per contrastare nelle scuole l’emergere di violenze e abusi contro le donne. Il caso di Giulia Cecchettin ha di fatto portato ad una maggiore unità di intenti tra Governo e opposizione per raggiungere un accordo sul ddl contro la violenza sulle donne: è proprio in quella legge votata in Senato con voti bipartisan che vengono previsti corsi anti-violenza a scuola come quello sperimentale che già era in programma per il Governo Meloni a partire dal mese di novembre.
Il progetto “Educare alle relazioni” è stato dettagliato in una direttiva del Ministero dell’Istruzione e del Merito di 5 articoli, con l’obiettivo di «promuovere la maturazione degli studenti attraverso la creazione di un ambiente scolastico basato sul rispetto reciproco e la prevenzione della violenza». Il programma è destinato alle scuole secondarie di secondo grado (le superiori) e si svilupperà in percorsi educativi extra-curriculari, con un impegno di 30 ore all’anno: come ha chiarito il Ministro Valditara, il piano sperimentale per quest’anno 2023-2024 sarà facoltativo e ogni istituto aderirà su base volontaria dopo consenso dei genitori. Il Governo stanzia 15 milioni di euro dai fondi Pon per supportare le attività proposte sul tema delicato delle violenze di genere: i docenti sono al centro dell’iniziativa pur assumendo il ruolo «di moderatori in gruppi di discussione studenteschi».
VALDITARA: “EDUCARE ALLE RELAZIONI, STUDENTI COINVOLTI IN PRIMA PERSONA”
Spetterà all’Indire (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa), in collaborazione con professionisti qualificati, la formazione specifica ai docenti coinvolti: la nomina di un insegnante referente per ogni scuola garantirà un’implementazione coordinata ed efficace del programma “Educare alle relazioni”. Particolarmente rilevante l’inclusione delle famiglie previsto dal piano Valditara-Roccella-Sangiuliano: «il Fonags opererà in sinergia con la Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico, per integrare le esigenze e osservazioni dei genitori», si legge negli articoli del programma al via già dalle prossime settimane.
Sono in tutto 3 i pilastri su cui poggia il progetto “Educare alle relazioni”: in primis, «diffondere i valori del rispetto reciproco e della parità di genere». In secondo luogo, aiutare i giovani a «riconoscere la discriminazione e la violenza contro le donne»; da ultimo, «migliorare la conoscenza degli strumenti a disposizione delle ragazze vittime di violenza, come la linea telefonica di emergenza 1522 o le case rifugio». Presentando le linee guida del progetto, il Ministro Valditara in conferenza stampa mercoledì ha sottolineato come il progetto «si sviluppa su più piani, nelle scuole superiori, e si articola con gruppi di discussione, con il coinvolgimento degli studenti in prima persona: saranno invitati a prendere consapevolezza circa l’argomento e verranno edotti delle conseguenze penali che comportamenti impropri possono generare». Psicologi, esperti in educazione affettiva e relazionale, avvocati, assistenti sociali, organizzazioni contro la violenza di genere ma anche influencer, cantanti e personaggi del mondo dello spettacolo: tutti concorreranno all’organizzazione e allo stilare gli incontri per 30 ore annui nelle scuole superiori. L’intenzione di “Educare alle relazioni” è quella di coinvolgere i giovani attraverso figure a loro vicine e riconoscibili: da ultimo, fa sapere il Governo, alla fine della sperimentazione sarà condotta una prima valutazione «per identificare le pratiche migliori e valutare la possibilità di rendere il programma un elemento obbligatorio nel curriculum scolastico».