Un educatore di Roma è stato sospeso dalla scuola per via delle sue “minacce nei confronti dell’Occidente”. A scriverlo nella giornata di ieri è il quotidiano Il Messaggero, che riferisce di post pro-Palestina pubblicati sui social da parte dello stesso educatore scolastico che opera nella Capitale, pubblicazioni che hanno fatto scattare l’allarme antiterrorismo. Nei messaggi lo stesso rilanciava immagini dei bimbi vittime di guerra con Israele per denunciare una strage che “dovrebbe meritare una atroce vendetta”, riporta anche Il Messaggero.
Parole che hanno fatto scattare l’allarme e che ha portato all’emersione di un astio verso Francia, Italia e Gran Bretagna. L’uomo è un cittadino di nazionalità algerina che svolge un ruolo delicato nella scuola francese Cahteubriand, istituto di blasone, e che risulta essere alle dipendenze dell’Ambasciata di Francia. Ecco perchè gli inquirenti hanno alzato al massimo l’allerta, proprio per via dello scenario internazionale. Gli agenti si sono presentati a casa sua per una perquisizione e dagli accertamenti sarebbe emerso sul profilo Whatsapp dell’educatore la pubblicazione di foto di leader di Hamas, anche se altre tracce potrebbero essere già state cancellate.
EDUCATORE SCUOLA DI ROMA SOSPESO: LA PERQUISIZIONE DEGLI AGENTI
I poliziotti hanno cercato anche armi ed esplosivi ma non è stato trovato nulla, inoltre, dalla Questura fanno sapere che la perquisizione non hanno inciso in alcun modo sulla decisione della scuole di sospendere l’educatore. I vertici dell’istituto così come l’ambasciata francese non commentano comunque «vista l’inchiesta in corso». E’ emerso che l’educatore sarebbe in Italia da più di vent’anni, e da una decina lavorerebbe nella scuola francese e risulta essere a tutti gli effetti incensurato.
L’esito della perquisizione, secondo quanto detto dallo stesso, avrebbe infatti dato esito negativo e vedere le forze dell’ordine in casa sarebbe stato uno choc: «Non ho nulla da nascondere», avrebbe detto alla polizia una volta giunti nella sua abitazione. Gli stessi non avevano un vero e proprio mandato in quanto stavano operando «per motivi di particolare necessità e urgenza» così come previsto dall’articolo 41 del Testo unico di pubblica sicurezza.