L’educazione civica si impara a scuola ormai da diversi anni, ma nelle 33 ore previste obbligatoriamente nelle classi di studenti di qualsiasi età – anche dell’infanzia – si discute di argomenti vari. È diventata col tempo, come riportato dal Sole 24 ore, di fatto una materia “minestrone”. Essa ingloba informazioni molto ampie, la cui trattazione è spesso a discrezione degli insegnanti stessi. Il tutto con tanto di voto finale.
Era il 2019 quando la materia è diventata obbligatoria per volontà del leghista Marco Bussetti, ma a decidere il primo ampliamento dell’educazione civica fu la pentastellata Lucia Azzolina, che declinò l’insegnamento su tre assi fondamentali: lo studio della costituzione e della legalità, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. Adesso l’attuale Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sta pensando ad una ulteriore espansione, per inserire il tema della sicurezza stradale su indicazione del Ministero dei Trasporti e quelli della finanza, del risparmio e dell’investimento su idea del Ministero dell’Economia.
Educazione civica a scuola, rischio ‘materia minestrone’: cosa cambia
Le idee per espandere l’educazione civica a scuola sono numerose e interessanti. Da un lato c’è la volontà di rendere le strade più sicure. È anche per questo che si sta pensando di realizzare dei corsi extracurricolari che diano due punti aggiuntivi alla patente nel momento del conseguimento. Dall’altro lato si vuole rendere gli studenti consapevoli e capaci dal punto di vista economico. Ma non solo. Anche i recenti fenomeni suggeriscono che è necessario parlare di bullismo e violenza, anche di genere, all’interno degli istituti.
Il rischio, tuttavia, è che questa materia continui ad essere nient’altro che un “minestrone”. Le sole 33 ore previste infatti non rappresentano un potenziale realmente sfruttabile. È per questo motivo che spetterà al Governo di Giorgia Meloni innanzitutto tenere conto di queste limitazioni e successivamente alle scuole stesse applicare nel migliore modo le indicazioni.