In questi anni è capitato a tutti, almeno una volta, di essere costretti a guardare pubblicità del tipo “5 mosse per diventare milionari in una settimana”. Questi famigerati Fuffa Guru della Finanza, che spuntano come funghi prima di ogni video YouTube, vendono scorciatoie per la ricchezza, raggiungibile senza fatica: una ricchezza sfaticata.
Questi Re Mida dubaiani, perché solitamente è lì che dicono di vivere, hanno prosperato specialmente durante il lockdown, quando anche i più improbabili hanno scaricato un’app di trading online e si sono trasformati in esperti speculatori, assaporando il nettare adrenalinico del seguire compulsivamente la linea oscillante e scoscesa dei grafici azionari. Analisi tecnica, grafici a barre, grafici a candele, resistenze, supporti, fino all’uso delle forme più esotiche di derivati: le basi per la cosiddetta Finance for Dummies, ovvero investire senza conoscerne veramente il significato. Il caso “Game Stop” di Reddit ne è l’esempio più evidente.
L’espansiva politica monetaria di questi anni, che ha portato a una transazione di ricchezza dallo Stato al privato, ha infatti creato un’illusione finanziaria, dove per un istante, tutti hanno creduto di poter essere i nuovi Gordon Gekko. Funziona tutto, finché la roulette gira a favore, finché l’eccitazione dura, finché il banco non si riappropria del suo ruolo innato, perché il “banco vince sempre”.
Queste modalità di trading iper-dinamico, di chi compra e vende frequentemente sfruttando la volatilità del mercato, spesso senza conoscere l’oggetto dell’investimento, ha certamente vita breve, ma ancor più certamente è da lasciare nelle mani di trader esperti e non alla versione 2024 di Wanna Marchi che ha sostituito la crema dimagrante con quella “arricchente”.
Per una corretta analisi finanziaria bisognerebbe imparare a distingue due fattori in modo indipendente: il sottostante e il suo valore. La conoscenza del sottostante, di ciò su cui si investe, è il punto focale: senza comprensione non abbiamo nessuna possibilità di raggiungere il benessere finanziario cui giustamente ambiamo. Visitando la splendida Villa Panza di Varese, è possibile trovare in Giuseppe e Giovanna Panza degli straordinari maestri in questo. Appassionati collezionisti/investitori d’arte, osservatori estremi, sono riusciti a creare una raccolta di arte contemporanea straordinaria partendo da un patrimonio relativamente contenuto (Panza in un’intervista dice che agli inizi poteva permettersi di spendere il corrispondente di 4.500 euro odierni a quadro, non un’esagerazione considerando le quotazioni milionarie che hanno poi acquistato le opere).
Il metodo utilizzato dalla coppia milanese con cuore varesino, che mi prendo la libertà di rinominare Schema Panza parte da semplici assiomi base: innanzitutto osservazione e in seconda battuta comprensione dell’atto creativo. Il successo dei Panza sta nel fatto che hanno molto spesso acquistato al momento giusto, il che significa prima che l’artista diventi famoso.
Ma come saperlo? Come fare market-timing? Esserne certi è impossibile, è il timore maggiore anche dei più grandi investitori, serve quindi una grande fiducia nel proprio giudizio, senza lasciarsi intrappolare dalle seduzioni del mercato. Sirene che insinuano dubbi: sto acquistando nel momento giusto? L’artista è abbastanza conosciuto da essere già un nome, ma non abbastanza da poter crescere di valutazione? Giuseppe Panza maturava questa sicurezza tramite una meticolosa riflessione: una volta scoperto un nuovo artista consultava svariate fotografie, tutti i giorni, per settimane, chiedendosi quale visione originale suggerisse, lasciandosi sorprendere delle emozioni che suscita entrare nell’universo dell’artista. Solo allora si informava sul prezzo. Uno stile che ricorda quello di Warren Buffett, che si focalizza sulla qualità rapportata al suo prezzo.
Una volta compreso l’artista, i Panza compravano in blocco: mai un singolo quadro per pittore, anche a rischio di rendere le opere acquistate illiquide poiché private di un mercato di domanda e offerta. Lo stesso Schema perseguito da alcuni investitori finanziari professionisti, che comprano in blocco titoli di specifici settori se, dopo un’accurata analisi, risultino essere, a loro giudizio, solidi e vantaggiosi, andando così a sacrificare scientemente la (seppur sacrosanta) diversificazione Markowitziana del loro portafoglio.
Tramite l’applicazione di questo Schema, i Panza sono riusciti a raccogliere pazientemente una collezione che ha acquistato valore nel tempo (per alcuni artisti solo dopo decenni) e che continua a produrre piacere nell’osservatore, segno che l’opera è di qualità.
Interessante notare come i coniugi Panza comprassero sempre tramite l’intermediazione di alcuni galleristi, che avevano il ruolo di selezionare delle opere poi scelte dai Panza. La loro sicurezza non sfociava quindi nella presunzione del fai-da-te, ma come saggi risparmiatori si avvalevano di consulenti professionisti, senza lasciarsi ingannare dai vari Fuffa Guru dell’epoca.
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