Da tempi immemori con la riapertura delle scuole da diverse parti della società (nel caso odierno dalle opposizioni al governo) arriva il sempre classico appello ad istituire corsi di educazione sessuale per giovani e giovanissimi studenti al fine – così si crede – di instillare quei preconcetti fondamentali per approcciarsi alla sessualità con le giuste conoscenze riducendo l’incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili e nella speranza che possa esse un mezzo per ridurre anche la violenza (specie fisica) contro le donne.



Obiettivi – quelli dell’educazione sessuale – tutt’altro che opinabili ma che a guardare bene i numerosi esempi nel mondo che già tengono corsi di questo tipo in ogni ciclo scolastico (dal Regno Unito fino all’America) forse si possono dire anche sufficientemente inattesi: a metterlo nero su bianco sono decine e decine di studi condotti nel mondo dai più disparati ricercatori (che non sempre possono dirsi ‘di parte’), elencati in un recente articolo pubblicato da La Verità che sembra dimostrare chiaramente che questi insegnamenti possono rivelarsi – addirittura – controproducenti.



I dati sull’efficacia dell’educazione sessuale: cosa ci dicono gli studi condotti negli ultimi anni

Partendo dall’obiettivo di diffondere una cultura salutare ed informata dei rapporti sessuali, uno studio condotto nel 2017 nel Regno Unito che già teneva da tempo corsi di educazione sessuale ha certificato un vero e proprio boom di gravidanze nelle adolescenti di tutto il paese; mentre due anni più tardi una revisione di 106 altri studi condotti nel mondo (in larga parte negli States, ma anche in Europa e Asia) ha rilevato che in soli 6 casi c’erano “prove reali” dell’efficacia dell’educazione alla sessualità, ma senza citazioni significative sull’uso “costante” dei contraccettivi o all’effettiva riduzione “delle malattie sessualmente trasmissibili [e] delle gravidanze adolescenziali”.



Nella stessa revisione – inoltre – viene riportato chiaramente che tutti e sei gli studi che dimostrerebbero l’efficacia dell’educazione sessuale sono ampiamente smentiti da altri 16 studi tra quelli presi in esame; ma se non bastasse altri studi hanno anche indagato i presunti effetti positivi nella riduzione della violenza sessuale, confermando – purtroppo – la tesi che abbiamo appena visto. È il caso di una ricerca del 2020 che non è riuscita a trovare alcuno studio pubblicato che valutasse positivamente questo impatto, poi confermato anche da un secondo studio condotto nello stesso anno.

Lo psicologo: “L’educazione sessuale è un pretesto per distruggere la morale cattolica”

Sul tema dell’efficacia dell’educazione sessuale, il quotidiano La Verità ha interpellato anche lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini che ci ha tenuto a precisare e confermare fin da subito che secondo studi condotti dallo “European Centre for Disease Prevention and Control (..) si evince che i Paesi nei quali la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili [è] maggiore sono quelli nei quali” si tengono effettivamente corsi sulla sessualità.

Interessante – sempre secondo Marchesini – ricordare anche la genesi dei corsi di educazione sessuale che furono introdotti “nel 1919 [dalla] Repubblica sovietica d’Ungheria” all’interno di quel programma “chiamato ‘terrore culturale'” che aveva il solo scopo di “sradicare completamente [dal paese] la morale tradizionale cattolica” e seppur non sia possibile sapere come andò a finire – visto che la Repubblica sovietica “sopravvisse solo poche mesi” dopo quella decisione – si può tranquillamente associare l’insegnamento moderno ad una volontà degli “enti sovranazionali [come] Onu e Oms” di imporre una nuova morale lontana da quella cattolica.