Pablo Iglesias si è da poco dimesso da vice premier in Spagna per potersi candidare alla Presidenza della Comunità di Madrid con il proprio partito di sinistra radicale: il leader di Podemos porta avanti un programma elettorale di ingente progressismo con i temi etici che tornano ancora una volta a “scuotere” l’opinione pubblica. Ecco, quest’ultima cosa che abbiamo scritto è come ci auspicheremmo che avvenisse – tanto in Spagna quanto da noi in Italia – nel leggere quello che ha proposto Iglesias: e invece – fermo restando che la libertà di pensiero, parola e politica deve giustamente rimanere “sacra” – sembra quasi che passa in sordina una proposta di “integrazione massiccia” dell’educazione contro la “diversità sessuale” nelle scuole vietando parallelamente una possibile obiezione dei genitori.



Come a dire, ai tuoi figli dico io quello che devono o non devono pensare e voi non dovete avere alcuna voce in capitolo: siamo esagerati? Forse sì, oppure no, insomma valutate voi in merito alle dichiarazioni de leader Podemos in arrivo oggi dalla Spagna: «Se vincerò a Madrid, formeremo gli insegnanti all’educazione affettivo-sessuale, contro la violenza sessista e la diversità sessuale e proteggeremo per legge l’impossibilità di obiezione dei genitori riguardo a questi contenuti, a cui verrà attribuito lo stesso livello di protezione di qualsiasi materia principale, come matematica o lingua spagnola»



LA ‘LIBERTÀ’ E IL DISSENSO (NEGATO)

L’intento è quello di trasportare a livello regionale la contestata legge statale del Governo di sinistra Sanchez-Iglesias sull’obbligo dell’educazione sessuale tanto a scuola quanto agli insegnanti: «Per questo, non solo verranno inseriti nuovi contenuti obbligatori nelle diverse materie, ma verranno realizzati anche programmi di formazione per docenti in materia. L’impossibilità di opposizione dei genitori su tali contenuti sarà schermata per legge con lo stesso livello di tutela che qualsiasi materia fondamentale, come la matematica o la lingua spagnola», conclude l’ex vicepremier. Insomma, gli studenti saranno obbligati a imparare le tabelline, le regole grammaticali spagnole e pure al fatto che non debba esistere differenza alcuna tra uomo, donna o qualsiasi “soggetto fluido” che non voglia identificarsi con il proprio genere originale. In nome della “libertà” – non dissimile in alcuni contenuti dalla contestata in Italia legge Zan – contro le violenze omofobe e omotransfobiche, in sostanza si nega ogni qualsivoglia dissenso da parte delle istituzioni scolastiche, degli insegnanti e ovviamente dei genitori. Discutere della proposta di portare in classe l’educazione di genere e sessuale non è più in agenda della sinistra progressista iberica: serve imporlo, per legge, per decreto, eliminando ogni dissenso e obiezione di coscienza. Siamo proprio sicuri sia una grande conquista sociale questa “modalità”?

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