Senatore Valditara, le proteste contro il governo, soprattutto sul fronte università, sembrano quest’anno destinate a crescere e ad assumere dimensioni preoccupanti: come deve reagire la politica di fronte a questo clima?
Innanzitutto tengo a precisare che queste occupazioni sono assolutamente strumentali, e hanno un evidente scopo di lotta contro il governo che esula dai reali interessi delle nostre università. Sono d’altro canto soddisfatto di poter registrare una convinta stimgatizzazione di questi eventi da parte almeno dalla parte più seria del nostro mondo accademico. Detto questo, è fuor di dubbio che fino ad ora, anche d parte del governo, si sia parlato di università quasi unicamente in termini finanziari, e che ora sia invece assolutamente necessario iniziare a rilanciare un progetto più serio e completo.
Va bene la difficile situazione economica e la necessità di risanare le casse dello Stato, ma era così necessario intervenire in maniera “preventiva” e pesante sui finanziamenti all’università, prima di esporre in modo chiaro la linea che il governo avrebbe inteso seguire su questo argomento?
Risanamento e rilancio dell’università devono andare di pari passo, non ci può essere l’uno senza l’altro. Su quella che è poi la situazione effettiva dei tagli eviterei allarmismi eccessivi, almeno per quanto riguarda il 2009: a fronte di un taglio di 63,5 milioni di euro avremo 218 milioni dai risparmi dati dalla razionalizzazione dei bilanci universitari, con un saldo quindi ampiamente positivo. Poi bisogna anche domandarsi se la razionalizzazione sia giusta o meno. Quando abbiamo più di 5000 corsi di laurea, di cui 150 con meno di 15 studenti, e ben 338 sedi universitarie, con alcune sedi staccate che non sono altro che doppioni delle sedi madre e per di più a pochi chilometri di distanza, risulta del tutto evidente che un intervento si rende assolutamente necessario. Come ho già avuto modo di dire, sarebbe folle andare a riempire l’otre forato senza prima averlo riparato.
L’opera di razionalizzazione implica però anche una scelta, cercando di differenziare tra atenei virtuosi e atenei che hanno gestito male le proprie risorse: perché invece fino ad ora si sono previsti tagli lineari?
Certamente occorre differenziare, premiando i migliori e penalizzando chi ha sforato o ha sperperato denaro. In particolar modo ritengo che sarà utile tenere conto delle differenze di comportamento dei diversi atenei per attenuare quelli che possono essere gli effetti del blocco del turn-over. Noi sappiamo infatti che c’è un terzo delle università che spende oltre il 90% in personale, che è una spesa evidentemente fuori controllo. Quindi si hanno punti di riferimento chiari per capire chi agisce meglio e chi punire
Quali sono secondo lei gli altri elementi indispensabili per il rilancio dell’università?
Occorre innanzitutto una vera riforma del reclutamento dei docenti, che consenta di affrontare seriamente ed eliminare gli scandali, a tutti noti, del nepotismo. Poi è necessario un serio sistema di valutazione, e un segnale verrà dato già nei prossimi mesi, per premiare le università migliori con risultati incoraggianti, creando così un circolo virtuoso. Inoltre bisogna arrivare al reclutamento diretto dei docenti, che permetta anche ai professori di avere contratti individualizzati. Infine è necessaria una complessiva riforma del dottorato di ricerca.
C’è anche il tema della trasformazione in fondazione: come dare seguito a quanto già accennato nella legge 133?
Quello è stato un passaggio molto importante, che certamente ora va però perfezionato. Il primo punto su cui bisognerà agire per portare a compimento questo percorso è quello di chiarire bene gli aspetti relativi alla governance dell’università. Inoltre mi sembra utile ricordare che la scelta delle università di trasformarsi in fondazioni avviene su base volontaria, e quindi si tratta di una soluzione che si pone in linea con la valorizzazione dell’autonomia.
Lei ha presentato un suo progetto organico sul tema università?
Sì, ho sottoposto alcune mie riflessioni al ministro Gelmini, e ora siamo in attesa che l’argomento venga trattato in maniera approfondita, nei termini che ho fin qui indicato.