Negli ultimi anni è diventata prassi diffusa inserire nelle scuole italiane di ogni ordine e grado – e in qualsiasi momento dell’anno scolastico – studenti stranieri, benché privi di una conoscenza della lingua italiana adeguata ad affrontare il percorso educativo e formativo.

Gli inserimenti avvengono senza offrire agli insegnanti occasioni di formazione e strumenti di lavoro adeguati; senza supportare gli studenti stranieri con corsi preparatori obbligatori di lingua italiana e itinerari di orientamento che partano dalle loro effettive competenze linguistiche.



Questo inserimento degli studenti stranieri, all’insegna dell’emergenza e della capacità di arrangiarsi di docenti e alunni, finisce per alimentare quell’insofferenza e discriminazione che pure si dice di voler combattere. Nei fatti, si produce: il disorientamento dei genitori degli alunni italiani, con conseguente fuga verso scuole che limitino al minimo gli inserimenti degli stranieri; una programmazione didattica sempre più incerta; una valutazione formativa e certificativa non veritiera.



È bene ricordare inoltre che gli stessi studenti stranieri sono fortemente penalizzati nella riuscita scolastica, come dimostra l’elevato tasso di bocciature: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è -3,36 per cento nella scuola primaria, -7,06 per cento nella secondaria di I grado, -12,56 per cento nella secondaria di II grado, ove più di un alunno straniero su quattro non raggiunge la promozione.

È in questo contesto che si inserisce la mozione Cota, promossa da alcuni parlamentari della Lega e del PdL – sulle iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo, approvata dalla maggioranza dei Deputati.



Un’iniziativa fortemente attesa dagli insegnanti e dalle famiglie, in particolare nelle regioni settentrionali, dove la presenza degli alunni di madrelingua non italiana è in continuo aumento, come ha ben sottolineato nel dibattito parlamentare il presidente della Commissione Cultura Valentina Aprea.

La mozione impegna il Governo:

A consentire l’accesso degli studenti stranieri nelle classi ordinarie previo superamento di test e specifiche prove di valutazione;

A istituire classi di inserimento con corsi intensivi di lingua italiana e di cultura di base propedeutiche all’ingresso nelle classi permanenti;

A non consentire ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno e a prevedere una distribuzione nelle classi proporzionata alle esigenze didattiche

La mozione chiede anche di aumentare il numero di insegnanti da assegnare alle classi con studenti stranieri, mediante finanziamenti da iscrivere nella prossima legge finanziaria.

Nella mozione non si fa purtroppo cenno alla necessaria formazione dei docenti e alla possibilità per le scuole di reclutare personale docente con idonee competenze, posto che le attuali graduatorie non garantiscono questo obiettivo.

Va inoltre sottolineato che, una volta stabilito il non ingresso automatico nelle classi per gli alunni stranieri, spetta alle scuole autonome trovare le soluzioni concrete perché le situazioni dei singoli studenti e dei singoli contesti scolastici sono troppo diversificati per ritenere opportuno stabilire soluzioni omogenee su tutto il territorio. Invece occorre che le scuole siano dotate in questi casi di maggiori risorse economiche per poter realizzare i percorsi di inserimento per gli alunni stranieri che ritengono più opportuni per colmare le lacune linguistiche.

A fronte di un problema macroscopico, che sta sotto gli occhi di tutti, l’opposizione parlamentare e sindacale ha scelto di innalzare una cortina fumogena, agitando il rischio della discriminazione e del razzismo che subentrerebbero al criterio dell’uguaglianza di trattamento e di percorso oggi in vigore. La realtà è però ben diversa dall’egualitarismo di maniera, posto che l’uguaglianza sostanziale si raggiunge solo dando più chance a chi ne ha meno e dando a ciascuno la possibilità di percorsi scolastici adatti al proprio bisogno formativo. Una strada che non vale solo per gli studenti stranieri, ma – con buona pace di tanti demagoghi – anche per tutti gli studenti italiani.