Tra gli innumerevoli commenti sul tema dell’integrazione dei migranti da parte di autorevoli antirazzisti democratici, vorrei sottolineare quello di Piero Fassino, secondo il quale «un bambino che è discriminato già nella tenera età si porta dietro la ferita della discriminazione per tutta la vita» e «introdurre un principio secondo cui si fanno classi differenziate per appartenenza etnico culturale significa introdurre una discriminazione tra bambini che non può che produrre effetti dannosi». «Abbiamo bisogno di costruire un’integrazione in cui i diversi si riconoscano e crescano insieme. Fin dalla più tenera età bisogna costruire le condizioni di un’integrazione. Al contrario discriminare, addirittura tra i bambini, significa produrre una ferita che può avere drammatiche conseguenze, sia nella vita sociale sia nella vita delle persone».
Fassino non ha alcuna conoscenza di ciò che avviene nelle scuole italiane e delle condizioni in cui alunni e docenti sono costretti a lavorare a causa delle barriere linguistiche che spesso coinvolgono gran parte delle classi, barriere che non permettono un apprendimento adeguato né da parte dei bambini immigrati, né da parte di quelli italiani, condannati il più delle volte a rimanere indietro rispetto al programma prestabilito dall’insegnante. Il solo mettere insieme persone provenienti da culture diverse non basta quindi a costruire le condizioni dell’integrazione. Può anzi rivelarsi ancor più discriminante, e la ferita della discriminazione può rimanere aperta per tutta la vita, se un bambino non possiede una base prima di tutto linguistica per potersi inserire in un contesto ignoto.
La “classe ponte” non è dunque assolutamente uno scandalo e, al contrario, permetterebbe in pochi mesi ad un alunno che non conosce l’italiano di mettersi al passo con i compagni. Non si tratta di formare classi “ghetto” per l’intera durata di un ciclo di studi, bensì di creare una misura prettamente formativa e quindi estremamente integrativa per gli alunni immigrati. Questo tipo di accompagnamento linguistico potrebbe prendere altre forme, ad esempio con la creazione di dopo-scuola appositamente dedicati agli alunni immigrati. Iniziative come quella di “Portofranco”, l’esperienza di persone che offrono gratuitamente agli studenti un aiuto nello svolgimento dell’attività didattica, con il proposito di aprire loro una prospettiva di recupero, potrebbero essere un ideale strumento, alternativo al dopo-scuola, per attuare una misura di questo tipo.
Il diritto europeo stabilisce l’uguaglianza di trattamento dei bambini cittadini dei vari stati e dei figli di genitori cittadini di paesi terzi e di residenti da lungo tempo.
La competenza nella lingua di insegnamento è ovviamente una priorità fondamentale. Dato che la competenza nella lingua di insegnamento è essenziale per esercitare a pieno il diritto all’istruzione, le misure di sostegno linguistico sono di gran lunga quelle più diffuse in Europa.
Si potrebbe seguire l’esempio tedesco, dove i bambini immigrati in età scolare che possono partecipare alle lezioni senza gravi difficoltà di linguaggio sono inseriti nelle classi secondo la loro età e capacità. La percentuale di bambini immigrati per ogni classe non supera il 20%. Se gli scolari immigrati nella classe sono in proporzione superiore a 1/5, vengono istituite delle classi speciali (per ragazzi della stessa età) per i bambini immigrati che saranno istruiti in tedesco e secondo i curricula della scuola tedesca. Ci sono tre tipi di corsi speciali: di base, avanzati e di supporto. Al termine del corso avanzato i bambini sono in grado di seguire in modo completo le lezioni in tedesco in ogni materia. Numerosi Ministeri per l’educazione dei singoli Länder stanno promuovendo programmi di lingua prescolari per i figli di immigrati le cui conoscenze linguistiche non sono sufficienti per andare a scuola. Un anno prima della registrazione nella scuola elementare, i figli di immigrati devono fare un test di lingua, e se non lo passano, sono invitati a seguire un corso di lingua presso l’asilo o presso la scuola elementare stessa. Il corso di lingua è rivolto ai figli di famiglie immigrate nati in Germania o arrivati in Germania ancora molto piccoli. Circa il 50 % dei figli di immigrati necessitano del corso.
Per integrare bambini e giovani figli di immigrati le scuole offrono diversi programmi di supporto per imparare il tedesco e per ottenere una qualificazione di studio. Essi variano da Land a Land, essendo l’istruzione competenza di questi ultimi.
Le misure utilizzate sono di vario tipo: ci sono insegnanti speciali di tedesco come seconda lingua, classi di preparazione per studenti senza la conoscenza del tedesco, classi speciali che combinano l’insegnamento delle materie fondamentali e un studio intensivo della lingua tedesca, classi bilingui, corsi intensivi di tedesco come lingua straniera, lezioni di supporto al di fuori delle ore scolastiche per gli studenti che sono già inseriti in classi tedesche ma che ancora hanno bisogno di perfezionare le loro competenze in tedesco. Alcuni Länder, per preservare l’identità culturale degli studenti migranti e per promuovere il bilinguismo, organizzano lezioni supplementari tenute nella lingua d’origine in storia, geografia e cultura generale. Nessuno scandalo in Germania, ma esempi di integrazione in un contesto ancora più multietnico del nostro.
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