Mentre ieri c’è stata l’ennesima giornata di proteste, con cortei davanti al ministero dell’Istruzione, il decreto Gelmini prosegue il suo cammino in aula, e potrebbe essere approvato già a metà di settimana prossima. Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera, spiega le ragioni dell’urgenza con cui il decreto sta per giungere all’approvazione finale; pur senza nascondere il fatto che, in condizioni diverse, sarebbe stato preferibile un dibattito più ampio.



Onorevole Aprea, ieri abbiamo assistito ancora a molte manifestazioni di protesta davanti al ministero: vi si accusa di aver preso provvedimenti solo per risparmiare un po’ di soldi. Come risponde a questa critica?

La riqualificazione della spesa pubblica è da tempo un obiettivo primario per i governi italiani; anche noi abbiamo messo in conto questo perché, come è noto, la situazione economica, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, è davvero preoccupante, e non consente sicuramente costi eccessivi o sprechi. Già dalla XIII legislatura, dal 2001 al 2006, abbiamo cercato di coniugare la riqualificazione della spesa pubblica con la qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti, riformando il sistema italiano secondo una linea che prediliga l’autonomia da una parte, e l’essenzialità dei piani di studio dall’altra.



L’opposizione poi vi critica per il fatto che si sta discutendo poco, e che si voglia accorciare eccessivamente i tempi per arrivare all’approvazione finale: perché tanta urgenza?

C’è sicuramente l’urgenza di approvare al più presto questi provvedimenti perché siano immediatamente in vigore; solo così possiamo dare certezze alle famiglie, agli studenti e ai docenti. Questo vale per tutte le nuove norme di cui si discute in questi giorni: il rilancio dello studio della Costituzione, le regole che disciplinano il comportamento degli studenti, la reintroduzione dei voti anche nella scuola primaria, il maestro unico, la norma che abbiamo previsto in Commissione sul nuovo accesso alle graduatorie permanenti per il IX corso Ssis. E poi ancora la norma che riconosce nuovamente il valore abilitante alle lauree in Scienza della formazione, e, da ultimo, l’approvazione dei piani straordinari per l’edilizia scolastica, materia che è stata introdotta proprio nel confronto parlamentare in Commissione. Sono tutti aspetti che sono arrivati in parlamento con la decretazione d’urgenza e che richiedono un’approvazione nei tempi più brevi possibili.



Da ieri è praticamente ufficiale il fatto che il governo, settimana prossima, porrà la fiducia sul decreto Gelmini: perché questa scelta?

La fiducia si giustifica con il fatto che sono provvedimenti che devono orientare l’attività didattica dell’anno scolastico già iniziato. Detto questo, naturalmente da presidente di Commissione parlamentare e da relatrice del provvedimento avrei comunque preferito affrontare il dibattito, anche perché sia la discussione generale che l’esame dell’intero provvedimento in commissione hanno da una parte favorito un vero confronto, e dall’altra hanno permesso di modificare alcuni del provvedimento che meritavano una correzione. Si perde sicuramente qualcosa; ma, ripeto, le ragioni per porre la fiducia non mancano.

La scuola è diventata negli ultimi giorni il terreno più propizio per l’inasprirsi dello scontro tra maggioranza e opposizione: perché proprio su questo tema sembra esserci una incomunicabilità totale tra le parti politiche?

Sicuramente il decisionismo mostrato dall’intero governo ha irritato da una parte i nemici storici del cambiamento, cioè i sindacati e coloro che stano bene in una scuola senza valutazione e che si regge su automatismi e procedure burocratiche, e dall’altra i precari, che naturalmente sanno che queste misure vanno a limitare le possibilità di occupazione per il futuro. Sbaglia il Pd a prestare il fianco ancora una volta alle ragioni dei nemici storici del cambiamento. Però, a dispetto di questa opposizione politica, riscontriamo invece che c’è un favore molto alto nel Paese, un ampio consenso. Il Pd sbaglia dunque ad opporsi pregiudizialmente, come già ha fatto con la riforma Moratti, e a non considerare né i ritardi che negli anni abbiamo accumulato, né il fatto che alcune scelte di rigore anche economico sono assolutamente necessarie, come peraltro il “Quaderno bianco”, predisposto da Padoa Schioppa e Fioroni, dimostra chiaramente. Un caso di scuola analizzato dal Quaderno, tanto per fare un esempio, era proprio l’eccessivo numero di insegnanti nella scuola elementare.

Guardiamo oltre il decreto Gelmini: a che punto è il progetto di legge da lei avanzato sulla riforma delle istituzione scolastiche, che introduce la possibilità per le scuole di trasformarsi in fondazioni, nonché la riforma dello stato giuridico dei docenti?

Il mio progetto di legge ha ripreso a camminare, e verrà esaminato parallelamente al decreto Gelmini e al piano di interventi del governo. C’è stato l’altro ieri il primo incontro del comitato ristretto; ci siamo dati tempi distesi per l’approfondimento, ma contenuti per l’approvazione. Tutte le forze politiche hanno avanzato le loro proposte, da ultimo la Lega con la proposta di legge del senatore Pittoni, che è stata presentata alla Camera dal capogruppo Cota e dall’onorevole Goisis, e che si è aggiunta alle proposte già avanzate da AN, dall’Udc e dal Pd; quindi siamo in grado di analizzare gli aspetti di riforma contenuti nel mio disegno di legge con tutte le proposte avanzate dalle varie forze politiche.