Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento in aula dell’onorevole Gabriele Toccafondi, in cui viene fatta espressa richiesta al governo di eliminare i tagli alle scuole paritarie, presenti nella bozza di legge finanziaria
Con la recente nota di aggiornamento al DPEF 2009-2013 il Governo ha provveduto ad aggiornare il quadro di finanza pubblica, alla luce delle crisi internazionali. Pur in questo quadro critico, il Governo ha confermato il percorso indicato. Per il 2008 l’indebitamento netto è stato confermato, quindi, al 2,5 per cento del PIL, una posizione tutt’altro che scontata vista la situazione economica internazionale. Il saldo, pur scontando una ricomposizione, lascia sostanzialmente invariato, in termini nominali, il livello dell’indebitamento netto. Nell’insieme, il quadro di finanza pubblica conferma, quindi, gli impegni presi con l’Unione europea, assunti anche dal precedente Governo, impegni che prevedono il raggiungimento del pareggio di bilancio, in termini strutturali, nel 2011.
Il risanamento finanziario, insieme con la riforma fiscale federale e con il miglioramento del ciclo economico, consentiranno di liberare risorse necessarie per realizzare, entro la fine di questa legislatura, una riduzione dell’incidenza fiscale sui cittadini e sulle imprese italiane, con particolare attenzione verso le famiglie e i lavoratori dipendenti, così come previsto dalla risoluzione collegata al DPEF. A differenza del passato, con la manovra, la politica di contenimento e riduzione della spesa pubblica si sviluppa, da un lato, attraverso una reale programmazione di contenimento, dall’altro, incidendo non solo sui criteri discrezionali, ma anche sui meccanismi legislativi di spesa. Tutto ciò che ho finora indicato è in via generale.
Venendo adesso al particolare vorrei rivolgere al Governo un appello in ordine ad un tema. Nel bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2009, alla Tabella 7, stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il capitolo di bilancio che riguarda l’istruzione scolastica non statale viene ridotto dai 535 milioni, del 2008, ai 401 milioni, del 2009. Oltre 133 milioni di euro in meno, con una differenza del 25 per cento.
Penso sia auspicabile integrare il fondo riportandolo al livello del 2008, che poi è lo stesso da otto anni (dal 2000), nonostante sia ovvio e chiaro a tutti il notevole aumento dei costi che in questi anni sono ricaduti tutti sugli istituti scolastici e sulle famiglie.
Questo taglio ricadrà sulle famiglie che scelgono la scuola paritaria con una duplice conseguenza: un aumento dell’esborso da parte delle famiglie attraverso l’aumento della retta, fatto che contrasterebbe, lo ricordo, anche con le politiche segnalate nello stesso DPEF, e un aumento della richiesta di iscrizioni alla scuola statale, con notevole nuovo esborso per garantire questa nuova domanda.
C’è da precisare che la riduzione non riguarda le scuole medie o le scuole superiori, ma la scuola materna e la scuola elementare, livelli di scuola che hanno da sempre ricevuto fondi statali. Sono scuole che si trovano nei grandi centri come nei piccoli comuni e su tutto il territorio nazionale, scuole di cui la realtà statale non può fare a meno in nessun caso. Raccolgono ogni anno 750 mila iscrizioni, 530 mila delle quali solo nelle scuole dell’infanzia. Sono scuole, quindi, determinanti, e non solo per il livello qualitativo raggiunto, ma anche per una questione quantitativa e sono determinanti anche perché utili economicamente per la nazione. Infatti, ridurre il fondo alle scuole non statali significherebbe aumentare l’esborso statale. Senza queste scuole lo Stato dovrebbe sborsare molti più soldi per garantire lo stesso servizio in molti comuni. Per un bambino iscritto alla scuola dell’infanzia lo Stato, con i contributi, se questo è iscritto alla scuola non statale, versa una cifra pari a 584 euro l’anno; se il bambino frequenta invece una scuola pubblica il costo statale arriva a 6116 euro l’anno. Se il bambino frequenta una scuola paritaria c’è, quindi un risparmio per le finanze pubbliche. Se si riduce il fondo aumentano le rette e un aumento delle rette significherebbero minori iscrizioni alle scuole non statali e di conseguenza maggiori alle scuole statali e quindi un conseguente aumento dei costi.
Reintegrare quindi il fondo, oltre che essere in linea con il programma quinquennale di Governo che prevede la parità scolastica, penso sia anche ovvio e doveroso perché in linea con la linea economica dell’Esecutivo, che più volte ha dichiarato e confermato di voler difendere le famiglie, aiutandole e sostenendole.