Il sistema universitario svizzero (www.swissuniversity.ch) comprende 2 Scuole Politecniche federali (Zurigo, Losanna) e 10 Università cantonali (Ginevra, Losanna e Neuchâtel francofone; Basilea, Berna, Lucerna, San Gallo, Zurigo germanofone; Friburgo bilingue; Università della Svizzera italiana con sede a Lugano – economia, comunicazione, informatica – e Mendrisio – architettura). Del sistema fanno parte anche 7 Scuole universitarie professionali (Fachhochschulen) e 18 Alte scuole pedagogiche cantonali (di cui non si riferisce in queste note).
Mentre i 2 politecnici sono stati istituiti da leggi federali, le 10 università sono di diritto cantonale. La Svizzera non ha un “Ministero dell’Università”. Il sistema è “pilotato” dalla Conferenza universitaria svizzera (www.cus.ch), dalla Conferenza dei rettori (www.crus.ch) e dal Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca che fa parte del Ministero dell’interno. Le università godono di larga autonomia e la governance presenta altrettante varianti con tendenza a rafforzare l’esecutivo.
Le università sono caratterizzate dalla stretta correlazione fra insegnamento e ricerca, quest’ultima largamente finanziata da terzi su base competitiva: Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (www.snf.ch) , Programmi quadro dell’Unione europea, Commissione Tecnologia e Innovazione, Fondazioni private.
Mentre i politecnici sono finanziati direttamente dalla Confederazione, il finanziamento base delle università cantonali poggia su 4 pilastri: contributi cantonali, sempre più nella forma del contratto di prestazione; accordo intercantonale per il quale ciascun cantone versa per i propri studenti iscritti in un’università di una altro cantone una quota procapite annua rilevante (CHF 10.000 per studi umanistici, CHF 23.000 per studi tecnici, CHF 46.000 per medicina); sussidi federali commisurati al numero degli studenti e al volume della ricerca competitiva; tasse d’immatricolazione (variabili secondo l’ateneo da CHF 1000 a CHF 8000 annui).
Da qualche anno è stato introdotto un sistema di contabilità analitica che permette di paragonare i costi di formazione nelle singole sedi. A oggi sono disponibili i dati relativi al 2006 dai quali risulta che il costo complessivo delle prestazioni erogate dal sistema è stato di 5,9 miliardi di CHF, di cui ben la metà per la ricerca e circa il 30%, pari a 1,6 miliardi, per la formazione di base (bachelor più master); il costo medio dell’insegnamento di base per uno studente di scienze economiche e sociali oscilla tra 10 e 11.000 franchi, per uno studente di scienze esatte, naturali e tecniche oscilla tra 25 e 30.000 franchi; non sono ancora disponibili i dati per gli studi di medicina, che sono comunque di gran lunga superiori considerato che questo settore assorbe da solo 1,1 miliardi pari al 20% dei costi complessivi.
Accanto e a favore delle Università operano numerose Fondazioni private e pubbliche. Ad esempio l’USI si avvale della Fondazione per le Facoltà di Lugano, istituita dalla Città (immobili e promozione dell’imprenditorialità), della Fondazione per la ricerca e lo sviluppo (carriere accademiche), della Fondazione Leonardo (borse di studio) e altre minori (sempre per borse di studio).
Complessivamente studiano nelle 12 università circa 120.000 studenti – a titolo di paragone le 6 università milanesi sono frequentate da oltre 200.000 studenti – di cui circa 90.000 in formazione di base, 20.000 dottorandi e 10.000 in formazione continua postlaurea. L’Università di Zurigo conta circa 24.000 studenti, il Politecnico di Zurigo circa 13.000, l’Università di San Gallo con due sole facoltà in economia e diritto circa 6.000, l’Università della Svizzera italiana 2.500.
La presenza di studenti esteri è rilevante: oltre 24.000 pari al 20% con punte all’USI (53% di cui oltre la metà provengono dall’Italia), a Ginevra (33%) e nei politecnici (EPFL 40%, ETHZ 24%).
Occorre tener presente che in Svizzera soltanto il 20% della classe d’età consegue la maturità che permette l’accesso all’Università. Per quanti hanno conseguito la maturità in un liceo pubblico cantonale oppure hanno superato gli esami federali di maturità l’accesso all’università è garantito, soltanto per Medicina (nelle Università germanofone) sono previste limitazioni. La selezione non è comunque trascurabile: circa ¼ non conclude gli studi.
Il processo di riforma conseguente alla convenzione di Bologna è stato introdotto dal 2001 in modo graduale e coordinato ed è praticamente concluso con generale soddisfazione degli studenti (oltre l’80% secondo una recente indagine nazionale).
Il corpo accademico comprende professori di ruolo (ordinari e straordinari), professori-assistenti con onere didattico contenuto a favore dell’attività di ricerca e docenti a contratto (in proporzioni ridotte). Le commissioni di nomina comprendono di regola membri esterni.
Il corpo intermedio comprende assistenti alla didattica e alla ricerca, dottorandi o postdoc, tutti a contratto determinato, al massimo 6 anni nella rispettiva posizione. Poi o si vince un concorso di professore-assistente o si esce dal sistema. Non esiste la figura del ricercatore confermato.
Il numero di studenti per professore di ruolo è ottimale (40 in lettere), fatta eccezione per le scienze sociali dove si registra un afflusso eccessivo di studenti, eccezionale nei politecnici (inferiore a 20 nelle scienze esatte e naturali, tra 25 e 30 nelle scienze tecniche) e nelle facoltà di medicina (accesso limitato nelle facoltà germanofone; selezione in base ai posti disponibili nei laboratori nelle facoltà francofone).
Si può quindi concludere che le università svizzere godono di buona salute.