Fatto lo sciopero, dopo tanto rumore per nulla, adesso possiamo finalmente parlare di scuola? Possiamo entrare nel merito dei problemi seri della scuola che non sono certo quelli del decreto Gelmini? Urge che si torni alla realtà della scuola, perché questo movimento di protesta è così pretestuoso che rischia di paralizzare il pachiderma già di per sé in difficoltà nel muoversi.
Tre sono le questioni serie della scuola, ed è decisivo affrontarle per evitare che anche le buone intenzioni del ministro Gelmini divengano carta straccia. Se da una parte il blocco all’innovazione è l’ideologia, il ministro dall’altra parte si illude di poter cambiare la scuola mantenendo un impianto statalista. Anzi sarà proprio questo, più del movimento di protesta messo pretestuosamente in atto, a far fallire i suoi piani programmatici e le sue razionalizzazioni. Per questo il ministro si metta, e con urgenza, a lavorare in tre direzioni.
La prima è il varo di una reale autonomia e di una altrettanto reale parità. Devono essere le scuole autonome e quelle paritarie a decidere come ridisegnare i Licei, se abolire o no le sperimentazioni – per inciso se guardo al mio Liceo sarebbe un delitto sopprimere sperimentazioni come quella con la lingua tedesca, quella di informatica e quella di scienze che sono state e sono la ricchezza della scuola! -, come pensare gli Istituti tecnici, come gestire il tempo scuola alle elementari e così via. Ovvero il cambiamento della scuola non lo farà il ministro Gelmini dal suo ufficio, ma insegnanti, studenti e genitori. Il ministro deve fare una sola cosa, mettere i soggetti che fanno scuola nelle condizioni di esprimere le loro energie creative.
La seconda direzione è la valorizzazione della professione docente, e per questa c’è una sola strada, quella del merito. Si deve arrivare e presto a premiare gli insegnanti che valgono e a impedire che chi non sa insegnare continui a far danni nelle aule scolastiche, così si deve arrivare e presto a reclutare insegnanti che entrano in classe in forza di una passione e di provate capacità.
La terza direzione è la sburocratizzazione della scuola. E’ ora di finirla con un sistema in cui ha più valore la compilazione di un modulo rispetto al destino di uno studente; è ora che l’istituzione si pieghi e serva la libertà di educazione in tutte le sue manifestazioni. Se si vuole passare dalla chiacchiera alla realtà, sono queste le tre questioni prioritarie da affrontare, pena la conservazione di un sistema statalista che impedisce la libertà di educare e quella di essere educati, ossia tiene la scuola in ostaggio dell’ideologia!
(Gianni Mereghetti)