Lunedì 17 novembre gli studenti delle classi quinte dell’Istituto Bachelet di Abbiategrasso hanno incontrato Arminè Sirabian, Sonia Bekdemirian e Onnik Pambakian, rappresentanti della Comunità Armena di Milano. Tema dell’incontro è stata la storia del popolo armeno, con particolare riferimento al genocidio di cui è stato vittima agli inizi della Prima Guerra Mondiale. È il 24 aprile il giorno della Memoria per il popolo armeno, e lo è perché nel 1915 proprio il 24 aprile iniziò l’operazione di sterminio degli armeni programmata in ogni suo dettaglio dal governo turco, come dimostrano le comunicazioni diramate dallo stesso Ministro degli interni Talaat Pascià in ogni parte del territorio turco.



Si è trattato di un incontro di grande intensità, a tratti commovente, soprattutto quando ha preso la parola  Arminè Sirabian e ha raccontato alcuni drammatici episodi del genocidio, che hanno avuto i suoi famigliari come protagonisti. Arminè Sirabian ha voluto mettere gli studenti di fronte all’efferata violenza dei turchi, raccontando fin nei particolari alcuni atti di brutalità impressionante. Ma non ha chiuso il suo intervento con la descrizione del male; anzi, ha voluto dire ai giovani  che anche dentro l’orrore più grande si apre sempre una traccia di speranza. Lo ha fatto con la vicenda di due ragazzini che trasportati fino al deserto di Der-Es-Zor, dove tantissimi armeni hanno concluso il loro cammino di sofferenza con la morte, hanno avuto il coraggio di buttarsi nel fiume Eufrate, rosso del sangue dei numerosi morti, e hanno così trovato la salvezza.



Sonia Bekdemirian e Onnik Pambakian hanno invece portato gli studenti a fare un lungo e interessante viaggio nella storia armena, aiutandoli a capire le cause di un genocidio su cui è caduto un colpevole silenzio.

Un modo significativo di far storia, quello che si è visto in atto all’IIS Bachelet; un modo che ha tenuto insieme le vicende personali e la storia del mondo. È per questo che si è potuto parlare di una tragedia di così vaste proporzioni non all’interno di un orizzonte negativo, ma dentro la certezza che è l’umano a vincere, anche quando le brutture della storia sembrano andare in direzione del tutto opposta. E che sia l’umano a vincere in quelle due ore di incontro lo ha reso evidente sia la testimonianza dei rappresentanti della Comunità Armena, sia il coinvolgimento dei giovani, sollecitati a prendere posizione, a riconoscere che quello compiuto dai Turchi e negato – non solo da loro – è stato un genocidio e continua ad esserlo.



Anche questo è far storia: non il puro archiviare delle notizie, bensì il prendere posizione di fronte a ciò che accade, giudicandolo a partire dalla propria umanità. Per questo Arminè Sirabian, Sonia Bekdemirian e Onnik Pambakian, se da una parte hanno reso ragione alla storia del popolo armeno, dall’altra hanno offerto agli studenti un’occasione significativa per riscoprire il valore imprescindibile dell’uomo. Come dovrebbe essere ogni ora di lezione.

(Gianni Mereghetti)