L’indigestione mediatica di questi giorni sul tema della scuola si è quasi unicamente incentrata sulla questione dello sciopero e delle manifestazioni. Tuttavia è bene tornare a parlare di un altro tema fondamentale, su cui, sempre in questi giorni, abbiamo assistito ad una vera e propria “escalation” di dichiarazioni e prese di posizione: la riduzione dei fondi alle scuole private (che noi amiamo chiamare paritarie in virtù della legge 62/2000).
Il bilancio di previsione dello Stato per il triennio 2009-2011, ad oggi, prevede un taglio consistente dei già miseri fondi oggi destinati al capitolo Scuole Paritarie in ragione di un -40% in 3 anni. Per non tediare ulteriormente il lettore ricordo soltanto che lo Stato, grazie all’esistenza delle scuole paritarie, risparmia ogni anno 6 miliardi (sì, miliardi!) e rotti di euro all’anno. Risparmio che pesca dalle tasche di quelle famiglie che pagano 2 volte (tasse + rette) l’istruzione per i loro figli.
Veniamo allora all’ “escalation”:
Mercoledì 29 ottobre:
Silvio Berlusconi dichara: «Vorrei mantenere la Finanziaria così com’è. Ciò non vieta che all’interno della Finanziaria ci siano margini di correzione. Per esempio nella distribuzione delle risorse che i singoli ministri hanno fatto, ho colto delle cose da correggere. Penso per esempio alla scuola privata».
Il deputato del Pdl Gabriele Toccafondi e altri quattro colleghi di schieramento Lupi, Farina, Vignali, Palmieri presentano un emendamento al disegno di legge di Bilancio per il reintegro dei contributi alle scuole paritarie ed in una nota dichiarano: «Valutiamo positivamente quanto detto dal presidente del Consiglio, Berlusconi: siamo favorevoli al reintegro dei fondi alle scuole non statali. Questa e’ una decisione utile anche per il bilancio dello Stato».
La deputata del PD (sì proprio del Partito Democratico) Rosa De Pasquale annuncia «un emendamento alla Finanziaria che ripristina 133,4 milioni di euro a favore del programma per le istituzioni scolastiche non statali». E aggiunge: «Questi sono tagli gravissimi. Ledono il sistema pubblico dell’istruzione, perché colpiscono in particolare la scuola dell’infanzia e le scuole primarie paritarie che su molti territori del Paese garantiscono un servizio che le scuole statali non riescono a coprire».
I deputati dell’Unione di Centro (UDC) Antonio De Poli, Amedeo Ciccanti e Gian Luca Galletti presentano un emendamento in finanziaria per richiedere maggiori interventi economici per le istituzioni scolastiche non statali, paritarie e cattoliche. E dichiarano inoltre: «L’Udc è da sempre attenta alla rete dei servizi all’infanzia. Una rete che però oggi sta vivendo una crisi profonda, perché i contributi pubblici sono minimi. Le scuole non statali sono da sempre impegnate a promuovere l’educazione del bambino, secondo una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita. È necessario sollecitare il Governo affinché anche questo tipo di insegnamento sia sostenuto».
Pierferdinando Casini, sempre dell’UDC, al TG1 delle 20 sottolinea «l’urgenza del reintegro dei fondi per le Scuole Paritarie».
Giovedì 30 ottobre:
Tutto risolto? Macchè! Leggete cosa afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: «In relazione a voci corse nella serata e data la situazione dei conti pubblici della Repubblica, la Finanziaria non può essere oggetto di modifiche».
Venerdì 31 ottobre:
Il Presidente del deputati della Lega Nord, Roberto Cota, afferma in una nota che «anche sulle scuole paritarie vanno date adeguate rassicurazioni: per noi svolgono un ruolo importante».
Mi permetto di concludere con due brevi considerazioni:
1. Occorrerà che tutti coloro che sono impegnati nell’agone politico e che hanno affermato in questi giorni di voler salvare l’esperienza straordinaria delle scuole paritarie, vigilino attentamente per evitare catastrofici ripensamenti che impediscano al Parlamento di accogliere gli emendamenti presentati.
2. Visto l’ampio consenso bi-tri-quadri partisan sul tema del reintegro dei fondi per le scuole paritarie – che garantiscono un’offerta formativa di qualità con budget ridotti all’osso e costituiscono un esempio di successo nell’applicazione del principio dell’autonomia anche attraverso sistemi di valutazione interna – non potrebbe essere proprio questo uno dei punti da cui ripartire per costruire un dialogo serio e non ideologico sulla scuola?