Una è l’urgenza della scuola, e non è rintracciabile tra gli slogan che studenti e insegnanti hanno gridato nelle loro manifestazioni: è l’urgenza di rendere effettivamente pubblico il sistema scolastico, dato che attualmente lo è solo intenzionalmente.
Infatti dal punto di vista giuridico il nostro è un sistema pubblico; lo ha voluto Berlinguer in questo modo, quando ha ridisegnato la scuola italiana su due piloni portanti, l’autonomia e la parità. Però da allora non si è fatto un passo in avanti, e il sistema è rimasto statalista, non certo pubblico! Tant’è che le scuole paritarie sono sempre più in sofferenza, e quello che hanno per diritto non lo possono esercitare di fatto per la discriminazione economica che in questi anni non solo si è mantenuta, ma si è aggravata. Lo stesso vale per le scuole autonome, che non sono autonome, ma statali, cinghia di trasmissione di decreti, circolari, razionalizzazioni che vengono dal ministero e che loro devono pedissequamente eseguire.
Il ministro Gelmini, se non si assume la responsabilità di compiere ciò che Berlinguer ha solo tratteggiato, rischia di perpetuare il sistema statalista, con la conseguenza che non vi sarà nessun innalzamento della qualità, e anzi si andrà sempre più alla deriva, cui ci condanna un sistema con una libertà puramente intenzionale. L’occasione per una svolta c’è: da una parte è la razionalizzazione che la difficile situazione finanziaria impone e che può essere fatta non come al solito dall’alto e in modo ugualitario, ma andando a premiare ciò che nella scuola vale e a tagliare i rami secchi; dall’altra è la necessità di ripensare all’ordinamento degli studi, che può essere fatto dall’alto, oppure può essere lasciato alle scuole sia autonome sia paritarie.
Che senso ha, infatti, che sia il ministro a decidere che un Liceo sia valido con certi insegnamenti e senza sperimentazioni? Se il ministro crede a coloro che sono ogni giorno protagonisti della scuola, ebbene lasci a loro la libertà di decidere che cosa sia meglio insegnare e come. Poi lo verifichi; e non c’è verifica migliore della validità di una scuola che la libertà di sceglierla. Se il ministro non vuole procedere in questa direzione l’esito sarà una razionalizzazione dall’alto, ovvero taglierà molti rami secchi, ma anche tanti rami vivi. Il danno lo avranno insegnanti, studenti e genitori. È questa razionalizzazione che si vuole? Spero proprio di no, spero che sia una razionalizzazione che liberi le energie positive delle scuole autonome e paritarie, ovvero una razionalizzazione che ponga fine allo statalismo e avvii un sistema scolastico di fatto pubblico.
(Gianni Mereghetti)