Venerdì 5 dicembre, accompagnata da altisonanti “rulli di tamburi”, è circolata la notizia del ripristino dei fondi tagliati alle scuole paritarie sulla finanziaria 2009, a seguito della decisa presa di posizione della CEI nei confronti dell’attuale governo.

Il sottosegretario all’Economia, Vegas, ha addirittura consigliato agli alti prelati e a tutti gli inquieti rappresentanti del mondo della scuola non statale un tranquillo riposo su “quattro cuscini”, visto che ormai non ci sarebbe più nulla da temere.



Ma è davvero così? Si direbbe di no, visto che si è trattato di una manovra ambigua e farraginosa; i due emendamenti presentati dal relatore al Senato nella seduta antimeridiana del giorno 5 dicembre, infatti, parlano di tutto fuorché di scuola non statale o paritaria, destinando invece genericamente il finanziamento alla scuola nel suo insieme.



Vediamo la cosa nel dettaglio. La Proposta di modifica n. 2.Tab.2.200-5 al DDL n. 1209 chiede di apportare «allo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (tab. 7 ) missione 1 – Istruzione scolastica, programma 1.14: Interventi in materia di istruzione» una  variazione in positivo pari a 120.000.000 di euro per competenza e per cassa, andandoli a togliere dallo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, fondi di riserva e speciali, al capitolo u.p.b. 25.2.3 – (Oneri comuni di parte corrente).

E, come se non bastasse, i fondi stanziati dovranno essere ripartiti tenendo conto del parere del ministero dell’Economia, dell’Istruzione e degli Affari Regionali:



«43-bis. Fermo il rispetto delle prerogative regionali in materia di istruzione scolastica, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro degli affari regionali e il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-Regioni, sono stabiliti, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, i criteri per la distribuzione alle regioni delle risorse finanziarie occorrenti alla realizzazione delle misure relative al programma di interventi in materia di istruzione.»

 

E’ tutto da verificare, quindi, quale sarà la rotta che prenderanno quei 120 milioni di euro che, essendo destinati all’istruzione tout court, potrebbero riguardare la scuola paritaria solo in minima percentuale.

Avrà il Ministro Gelmini, di concerto con gli altri ministri interessati, il coraggio – o la volontà- di destinare interamente la somma al ripristino (parziale) del fondo spettante alla scuola paritaria per il 2009? Avranno l’ardore di sfidare nuovamente la piazza, dopo le roboanti e strumentali proteste che nelle scorse settimane hanno scosso il mondo della scuola, condite da abbondante disinformazione che ha fatto passare il messaggio che si tagliavano i fondi alla scuola “pubblica” per darli alle “private”?

Quello che poteva e doveva essere un percorso semplice e inequivocabile -dal capitolo dell’istruzione non statale per il 2009 erano stati tagliati 134 milioni di euro, con un emendamento dovevano essere reintegrati nel medesimo capitolo- si è trasformato in un contorto e incomprensibile pasticcio, che rischia di portare nelle casse delle scuole paritarie solo le briciole dell’importo originario.

Se la somma di 120 milioni di euro –tra l’altro inferiore di 14 milioni di euro a quanto originariamente tagliato- è davvero destinata alla scuola paritaria, perché non inserirla direttamente al programma 1.9: Istituzioni scolastiche non statali?

Nonostante le dichiarazioni rassicuranti del sottosegretario Vegas, non ci sentiamo tranquilli. Anzi, le modalità con cui si è proceduto accrescono le perplessità e i timori, perché alimentano la sensazione che nel governo ci siano forze che non comprendono l’importanza della libertà di educazione e che conseguentemente l’avversano. Probabilmente la deviazione dei fondi su un capitolo di spesa generico dell’istruzione è frutto di uno scontro all’interno del governo stesso, nel quale si confrontano due anime, una liberista e favorevole ad una reale autonomia scolastica, ed una ancora statalista e accentratrice, in barba a qualsiasi promessa elettorale….Questo genera confusione.

Le scuole paritarie invece chiedono chiarezza: il ripristino totale dei fondi tagliati, un impegno preciso sul capitolo di spesa relativo all’istruzione non statale per l’intero triennio di competenza, atti inequivocabili a favore della libertà di scelta educativa sancita dalla nostra Costituzione.