L’Onda lunga non c’è stata. Le elezioni studentesche a La Sapienza sono lì a dimostrarlo. Vista la mobilitazione di questi mesi ci si aspettava che la lista dei collettivi andasse molto meglio di quanto ha effettivamente ottenuto. Con un magro bottino (1.323 voti) la lista Anomalia Sapienza si attesta quinta. Davanti a lei: Vento di cambiamento, Mondo Sapienza – Lista Aperta, Azione Universitaria e Sapienza in Movimento. A giocare contro i collettivi i continui slogan: «siamo irrappresentabili», «le decisioni alle assemblee autoconvocate, non agli organi istituzionali». Tutto ciò ha generato un evidente cortocircuito per cui chi seguiva questi nelle contestazioni ha scelto di non andare a votare.



Nemmeno, paradossalmente, chi li rappresenta. Altro dato da analizzare. Molti giornali, soprattutto quelli di area governativa, si sono affrettati ad avvolgere nella bandiera di partito il più grande Ateneo d’Europa. «Sapienza: vince la destra». In realtà le liste di destra, come quelle di sinistra, risultano essere dietro ai vincitori. Azione Universitaria – lista dei giovani di Alleanza Nazionale – sale sul podio, ma solo al terzo posto con 1770 voti, un seggio in Consiglio d’Amministrazione ed uno al Senato accademico. Sapienza in Movimento, degli ambientalisti del Pd, quinta (1629 voti ed un seggio al Senato). Discorso diverso per gli Studenti Democratici. Questi ultimi non ottengono nessun seggio: i giovani della sinistra Pd escono dai seggi con 1100 voti, un migliaio in meno rispetto alla ultima tornata elettorale, dovuto forse alle contemporanee primarie della sezione giovanile del partito di Veltroni (che, per altro, non hanno registrato una forte affluenza).



Vento di cambiamento e Mondo Sapienza – Lista Aperta occupano, invece, i primi due posti. Si tratta di liste non riconducibili a partiti politici. La prima, infatti, è molto radicata nella facoltà di Medicina ed è legata al neo-Rettore Luigi Frati. Con 3000 voti e due seggi sia in CdA che in Senato, Vento di Cambiamento ha confermato il dato delle ultime elezioni. Un ottimo risultato è sicuramente quello di Mondo Sapienza – Lista Aperta, seconda con 2019 voti e un seggio sia al CdA che al Senato. Dice Matteo Fanelli, neo-consigliere d’Amministrazione per Lista Aperta: «In una situazione molto particolare, in cui c’erano persino facoltà occupate, noi siamo stati gli unici ad andare in giro per farci conoscere.



La nostra forza è che in università siamo presenti tutti i giorni e il nostro candidarci nasce proprio dall’amore per questo luogo». Così «spesso, durante la campagna elettorale, ci trovavamo a dialogare con tante persone che, molto semplicemente, concludevano dicendoci: “Ti voto perché sei l’unico che è venuto qui a presentarsi”». Risultato: in una facoltà storicamente di sinistra come Lettere Mondo Sapienza – Lista Aperta sta col fiato sul collo ai collettivi, posizionandosi seconda. Le elezioni del 25 e del 26 novembre a La Sapienza hanno certamente registrato un calo dell’affluenza (10,6% a fronte del 12% dell’ultima tornata), ma non sono leggibili attraverso lo schema dell’alternativa unica (destra vs sinistra). Anzi, se c’è un dato da registrare è che vince chi in università si vede. A dispetto di una rappresentanza studentesca legata ai partiti, e che assomiglia sempre più a quella parlamentare – con un sistema in cui le preferenze sono eliminate, a vantaggio del voto ideologico, e in cui i candidati non vanno neanche in giro a farsi conoscere –, c’è una bella notizia: le elezioni a La Sapienza le ha vinte chi l’Università la fa tutti i giorni.

(Matteo Forte)