Mercoledì 9 aprile, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Catania, si è tenuta l’inaugurazione dell’attività 2008 del consorzio di università Nova Universitas, Scuola per l’Alta Formazione, riconosciuto dal M.I.U.R, a cui aderiscono le Università di Milano Bicocca, Federico II di Napoli, Luiss Guido Carli, Università di Macerata, di Udine e di Catania, e con supporto logistico e organizzativo della Fondazione C.E.U.R.
Il Consorzio, nel suo primo triennio di attività, sotto la guida del prof. Carlo Lauro di Napoli, si è rivolto principalmente a giovani ricercatori e dottorandi, attraverso una serie di esperienze di formazione interdisciplinare e flessibile, con l’ausilio di autorevoli docenti italiani e stranieri, libere dai vincoli che legano i cicli formativi universitari tradizionali e senza il rilascio di titoli di studio. Il libero aggregarsi di docenti, motivati dal loro interesse di ricerca, dalla loro capacità e dal desiderio di proporre ai giovani contenuti innovativi, mostra esemplificativamente come potrebbe divenire tutta l’università se si liberasse dei lacci e laccioli burocratici che la soffocano.
In quest’ottica, nella giornata inaugurale, quasi a sottolineare il valore teoretico in cui si muove l’azione culturale e scientifica di Nova Universitas, Pierpaolo Donati, professore di Sociologia all’Università degli Studi di Bologna, ha sviluppato la sua relazione sul tema “Sussidiarietà, bene comune e nuovo welfare”, argomento oggi di vitale importanza, oltre che alla ribalta nella discussione elettorale. Contro chi ripropone un assistenzialismo statalista che crea dipendenza passiva, il sociologo bolognese afferma che oggi «gli individui sono più consapevoli del carattere inalienabile dei loro diritti fondamentali, sono mediamente più informati, tutto questo grazie alla crescita della cittadinanza moderna, e soprattutto attivano reti organizzate per risolvere autonomamente i loro problemi, reti che non necessitano di un government». Per costruire un nuovo welfare occorre quindi allearsi con le reti e i corpi sociali a cui le persone appartengono, secondo l’ottica di una sussidiarietà solidale.
Così, mentre un sistema statalista difende il centralismo inefficiente nell’università e nell’istruzione, propone politiche redistributive assistenzialistiche (illudendosi di ridurre la disuguaglianza sociale, magari dando un reddito minimo o un lavoro garantito ai più poveri), e incentiva una previdenza e una sanità basate su carrozzoni pubblico-statali, la sussidiarietà solidale favorisce autonomia, parità e responsabilità degli insegnanti nell’istruzione; promuove la famiglia quale vero e proprio soggetto sociale; incentiva lo spirito di iniziativa nella ricerca dell’occupazione attraverso politiche attive del lavoro e una formazione professionale di qualità; offre una gamma più ampia di servizi e quindi una possibilità maggiore di scelta nei regimi previdenziali e assicurativi; ricorre ampiamente alla vivacità del privato sociale. Alimentare la libertà di scelta, incentivare e premiare chi adotta forme di solidarietà dal basso, puntare sulla costruzione di autonomie sociali capaci di combinare universalismo e particolarità, vuole dire far leva sul grande patrimonio di creatività e valori ideali della nostra società. Non farlo vuol dire essere già vecchi, anche se anagraficamente giovani.
Un’università “nova” libera dalla burocrazia
(foto Imagoeconomica)