La proposta di legge, presentata a novembre in Friuli Venezia Giulia dalle forze politiche di minoranza (UDC, FI, AN, LEGA), oggi maggioranza (PDL), sottolinea con forza il carattere pubblico del sistema che si fonda sulla rispondenza dei servizi erogati “con la domanda formativa delle famiglie” e dell’utenza in genere; corrisponde al principio della centralità della domanda e della persona salvaguardardando coerentemente la libertà di scelta del servizio formativo corrispondente al proprio bisogno; risponde ad una logica di sussidiarietà orizzontale, valorizzando pienamente l’iniziativa ed il ruolo della famiglia e dei soggetti della società civile che, anche in forma associata, operano in campo educativo. Chiare sono le prospettive di assunzione della centralità del bisogno e della domanda della persona, rispetto a quella dell’offerta da parte dell’Istituzione/Amministrazione; altrettanto evidente la novità di un approccio unitario, non più lasciato alla frammentazione ed all’occasionalità dei diversi interventi in materia di diritto della persona ai servizi, ampliando la stessa nozione tradizionale di “diritto allo studio”, in una prospettiva di responsabilità educativa della famiglia e di libertà di scelta.
Negli anni di governo del centro sinistra, invece, l’assessore all’Istruzione Antonaz (Rifondazione comunista) ha tentato di eliminare il principio di sussidiarietà. Il DDL presentato a novembre dalla giunta regionale allora in carica non riconosceva la funzione pubblica anche delle istituzioni private e di quelle accreditate, riproponendo una vecchia concezione di “pubblico”, arretrata rispetto alla legge statale n. 62/ 2000.
L’operato del precedente assessore ha creato non poche difficoltà alle famiglie che hanno scelto la scuola paritaria. Le associazioni dei genitori (AGESC), il Forum delle Associazioni familiari, il SIDEF hanno sostenuto con forza il trattamento economico previsto dalla legge regionale n 14/91 inerente al diritto allo studio. Nel 2003 la giunta regionale, a seguito delle due scelte operate con la legge finanziaria regionale, ha ridotto lo stanziamento totale del 44% previsto dalla legge regionale n 14/91 inerente al diritto allo studio. La ferma presa di posizione delle associazioni dei genitori (AGESC), il Forum delle Associazioni familiari, il SIDEF, concretizzata attraverso una raccolta di firme tramite cartoline (14 mila) e un dibattito politico culturale ha portato l’assessore Antonaz a ritrarre quanto era stato proposto in finanziaria. Questa posizione è stata mantenuta negli anni attraverso la vigile attenzione delle associazioni che ad ogni ulteriore tentativo di ridurre o modificare strategicamente il contributo hanno opposto la loro ferma resistenza, dando così l’opportunità alle fasce di reditto medio-basse di coprire le spese scolastiche per circa il 70% per la scelta della scuola paritaria.
L’esperienza del Friuli è dunque un esempio di come ci possa essere la possibilità, anche se non economicamente completa, dei genitori di scegliere la scuola che ritengono migliore per il loro figli e non debbano sostenere spese aggiuntive. Tutte le famiglie, infatti, devono essere provviste di una dote per l’educazione dei loro figli, da spendere nell’istituzione scolastica a loro scelta. Questo passo è necessario affinché i genitori diventino concretamente i protagonisti dell’istruzione/educazione. In una Regione a Statuto Speciale questo dovrebbe essere pienamente fattibile. Per il nuovo governo regionale ciò dovrebbe essere il principio ispiratore di una nuova fase politica.