Il cittadino piemontese sente bruciare l’ingiustizia perché per soli quattro anni, a partire dal 2003, ha assaporato il beneficio di una Legge Regionale che ha consentito alle famiglie di scegliere la scuola presso la quale iscrivere il proprio figlio avendo l’opportunità di vedersi rimborsato dal 50 al 75% delle spese sostenute per iscrizione e frequenza. Il risultato è stato che, per i primi due anni, 16.000 famiglie delle 24.000 il cui figlio ha frequentato una scuola paritaria ha chiesto ed ottenuto un sostanzioso rimborso e le iscrizioni alle scuole paritarie del Piemonte sono sensibilmente aumentate.
Nel 2005, però, la maggioranza di centro-destra è diventata minoranza e la nuova maggioranza, di centro-sinistra, ha subito cercato di intervenire per limitare i danni di un provvedimento da essi stessi (tutti i partiti, nessuno escluso) definito “iniquo”. In attesa di presentare un nuovo disegno di legge, la nuova amministrazione ha cominciato a ritardare i pagamenti dei “buoni scuola” già determinati e la pubblicazione del nuovo bando.
Le associazioni di gestori, genitori, dirigenti e insegnanti sostenitrici della libertà di educazione si sono riunite nel Movimento Scuola Libera che il 3 dicembre 2005 a Torino ha radunato 2.500 persone con una manifestazione pubblica alla quale è intervenuto il Cardinale Arcivescovo per ribadire che possibilità di scegliere l’educazione dei propri figli è, innanzi tutto, una questione di libertà. In una città in cui 200 manifestanti prezzolati riescono ad ottenere l’onore della cronaca locale per diversi giorni, 2.500 persone che, seppur composte, protestano il loro diritto alla libertà non possono essere completamente ignorate, nemmeno dal più inveterato statalista. Quindi pagamento del vecchio buono scuola, pubblicazione del nuovo bando e tante promesse. Un passo alla volta (all’indietro), però, qualcosa recuperano: nel nuovo bando la soglia massima di reddito viene ribassata con il risultato che nel 2006 possono chiedere il buono scuola 2.000 famiglie in meno.
Per farla breve la Regione Piemonte è riuscita a votare una nuova legge sull’istruzione nel dicembre 2007 che comprime la libera scelta educativa nel diritto allo studio e che cancella del tutto la vecchia legge. L’esercizio del diritto alla libertà di una scelta viene ridotto alla richiesta, invece, di un servizio sociale e assistenziale per il quale si impone al richiedente la presentazione della certificazione ISEE che la Regione Piemonte, dopo l’ultima battaglia che ha visto in Consiglio Regionale la maggioranza spaccata, ha fissato nel valore massimo di 29.000 euro (la prima formulazione del disegno di legge lo fissava a 20.000 euro).
Delle 24.000 famiglie che oggi hanno un figlio in una scuola paritaria (e domani quanti ne resteranno?) meno di 9.000 hanno potuto fare domanda per la quale riceveranno un importo, comunque, inferiore rispetto a quanto previsto dalla precedente normativa.



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