Gli USA si misurano da tempo con i problemi della loro scuola che continua a conseguire, anche nei recenti risultati OCSE PISA 2006, risultati non esaltanti (489 sotto la media OCSE 500) e a registrare un impatto su di essi del background socio-economico sopra la media .
Alcuni problemi non riescono a risolversi: anche dalle relazioni presentate al recente convegno dell’AERA (Associazione dei Ricercatori in Educazione Americani) tenutosi a New York dal 24 al 28 aprile 2008 il livello di alfabetizzazione della minoranza afroamericana sembra restare basso. Ad aggravare il problema sta la invece crescente performance delle altre minoranze, non solo di quella asiatica ma anche di quella latina.
Le risposte tentate vanno in due direzioni. Una è stata quella della mobilizzazione e privatizzazione della struttura organizzativa e finanziaria anche attraverso le Charter Schools che dovrebbero creare un vero mercato educativo attirando imprenditori in educazione e creando un circolo virtuoso di sana competizione. Un’idea forte di chiara matrice statunitense che non va confusa con la situazione italiana in cui questo obiettivo è già stato illegalmente raggiunto con i diplomifici che l’apparato ministeriale burocratico -custode geloso delle priorità della scuola pubblica- non riesce a debellare.
L’altra è quella di tenere sotto controllo gli apprendimenti nelle aree cruciali (lingua 1 e matematica) con la nota legge di Bush “NoChild Left Behind” che, con sostegno bipartisan di repubblicani e democratici, richiede agli Stati di disporre misure utili a che le scuole «garantiscano un adeguato livello di crescita».
Tutti e due i temi sono presenti nella notizia concernente lo sviluppo di Charter Schools nelle zone nere di Chicago che si propongono l’obiettivo di innalzare la percentuale di accesso alla istruzione superiore per le fasce di popolazione più deprivate economicamente e socialmente puntando su una forte leadership ed un curriculum rigoroso basato su una missione chiara. La forte leadership presuppone un rapporto meno vincolato con il personale insegnante donde la nascita di forti contenziosi con le organizzazioni sindacali accanite avversarie del successo di questo tipo di scuole che pure si starebbero espandendo quantitativamente.
Ma rispetto al passato sembra diventare più stringente a caratterizzare l’iniziativa il rapporto con il curriculo ed in particolare con il raggiungimento di livelli di qualità nelle strumentazioni cognitive di base.
NCLB ha generato verso queste una forte attenzione non usuale nel contesto educativo americano che ha sempre dato larghissimo spazio alla opzionalità con il risultato di rinforzare le differenze di background sociale, con i figli della middleclass che sceglievano matematica e gli altri fotografia.
Messe dunque da canto come linee guida per l’educazione negli USA la socializzazione ai ruoli ed in Europa la assimilazione del proprio patrimonio culturale l’obiettivo fondamentale sembra essere divenuto quello di garantire a tutti forme di alfabetizzazione serie che permettano l’acquisizione di una reale cittadinanza. Troviamo la stessa impostazione nelle valutazioni esterne internazionali e nazionali europee (PISA ed INVALSI per l’Italia).
In effetti al convegno dell’AERA sopra ricordato le relazioni più interessanti ed innovative hanno ruotato intorno al tema della realizzazione di NCLB nei diversi Stati.Si pone sempre attenzione agli aspetti politici di queste vicende ma va tenuto in conto che dal punto di vista tecnico la sfida è ardua poiché si tratta di un terreno del tutto vergine.Bisogna definire le tappe di un curriculo progressivo, trovare il modo tecnico per misurarlo credibilmente attraverso prove uguali per tutti e dare una spiegazione del termine “adeguato” tenendo conto della diversità dei livelli degli allievi. Sicuramente questa esperienza farà da apripista anche per l’Europa.
Una conferma della presenza di una forte opposizione che si è data anche un sito si è avuta al termine della presentazione dei progetti dello Stato di NewYork. Dotati di un cospicuo finanziamento essi si propongono obiettivi di valutazione e di assistenza secondo un interessante modello che prevede l’attribuzione di punteggio per il 15% al processo per il 35% ai risultati assoluti degli allievi ed per il 50% al miglioramento conseguito.
Il tutto si è concluso con interventi polemici da parte del pubblico di insegnanti e sindacalisti e con la distribuzione di un volantino nel quale si accusava l’attuale Cancelliere Klein ed il suo predecessore Bloomberg di aver creatoun apparato burocratico ben pagato e pletorico che ignora la complessità della relazione educativa e punta solo sui risultati dei test somministrati compulsivamente ogni 8 settimane. Sembrava di essere in Italia…
Dal Rapporto internazionale PISA 2006 pg 189