L’editoriale di Francesco Giavazzi, comparso sul Corriere della Sera di domenica 15 giugno, ha l’indubbio merito di sollevare esplicitamente il problema della modalità di assunzione dei docenti, che a sua volta è collegato a quello della loro formazione iniziale e dello sviluppo della professione. Il patto burocratico-sindacale che ha fino ad ora sottoposto a controllo il rapporto tra offerta e domanda di lavoro nella scuola può essere seriamente messo in crisi da una modalità nuova di reclutamento che prevede la chiamata diretta degli insegnanti a cura delle scuole.
Naturalmente la proposta dovrà essere perfezionata così da poter permettere un incrocio tra le esigenze della singola scuola e il profilo professionale del docente. Allo stesso modo dovrà essere chiarito il rapporto tra la richiesta di insegnanti espressa da una realtà locale e il conferimento di un “ruolo” compatibile con mansioni di tipo più generale (regionali o nazionali). La stessa posizione che occupa il dirigente nella proposta di Giavazzi è passibile di aggiustamenti che in qualche modo ne alleggeriscano l’assoluta centralità nel meccanismo di chiamata.
Detto questo, occorre osservare che la direzione intrapresa è quella giusta. Aggiungiamo che è tutto l’itinerario di formazione iniziale e in itinere che deve essere ripensato, al fine di permettere quella rivalutazione della figura del docente, già testimoniata da numerose esperienze di dedizione al lavoro culturale ed educativo di numerosi insegnanti.
Segnalo alcuni nodi che devono essere al più presto risolti, in previsione da una parte dell’avvio della riforma della secondaria di secondo grado (settembre 2009), dall’altra dell’auspicabile discussione in Parlamento della proposta di legge Aprea sul nuovo stato giuridico degli insegnanti.
Il primo nodo riguarda la separazione del percorso abilitante dalla modalità di reclutamento. Una volta conseguita l’abilitazione (dopo la laurea specialistica a sua volta comprensiva di tirocinio e praticantato) il docente come un libero professionista sarà disponibile ad essere assunto in forza del portfolio professionale che sarà in grado di esibire, e non della sua collocazione in un’anonima graduatoria ad esaurimento.
Il secondo nodo è quella della progressione della carriera, che è opportuno venga articolata per livelli e definita da una legge dello Stato che la sottragga alla incertezza della contrattazione sindacale.
Il terzo, infine, è quello molto delicato della valutazione dell’efficacia dell’insegnamento, da inserire nel più ampio contesto della considerazione obiettiva del valore aggiunto nella preparazione degli alunni che le singole scuole autonome riescono a esprimere, considerando la differenza tra situazione di ingresso e competenze in uscita.  



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