Benedetto XVI, intervenendo all’assemblea generale della Cei, ha sottolineato con vigore che una delle questioni decisive della società italiana è l’emergenza educativa. Il Papa ha evidenziato che per affrontarla in modo incisivo urge «un’educazione che sia davvero tale». Così dicendo, è andato al cuore della questione, perché, pur essendo l’emergenza educativa un allarme da molti condiviso, lo smarrimento di molti sta proprio nella modalità con cui affrontarla.
Benedetto XVI ha indicato due direzioni che possono essere decisive per affrontare la questione, e su cui è importante che il mondo educativo italiano cominci ad incamminarsi.
La prima indicazione è la ripresa dell’educazione come «piena ed integrale formazione della persona umana». A questo scopo c’è una sola condizione: la presenza di adulti che sappiano essere testimoni credibili di un senso dell’esistenza, che la renda un’avventura affascinante e piena di positività. È questo il problema serio dei diversi ambiti educativi, dalla famiglia alla scuola, dagli oratori alle diverse associazioni del tempo libero. Spesso, infatti, si affida la speranza dell’educazione a regole morali o progetti esistenziali, mentre la realtà indica sempre un’altra la strada, vale a dire quella dell’educatore come libero testimone di un appassionante impegno con la vita.
La seconda indicazione di Benedetto XVI riguarda più specificamente il mondo della scuola. Il Papa ha ribadito con forza l’importanza che uno Stato democratico promuova la libera iniziativa in ogni campo, motivo per cui non sembra giustificata l’esclusione di un adeguato sostegno alle scuole che nascano libere, per l’iniziativa di istituzioni ecclesiastiche o di associazioni famigliari o di liberi cittadini. Benedetto XVI si è chiesto «se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie». Con questa osservazione Benedetto XVI è andato al cuore della libertà di educazione, sgombrando il campo dall’equivoco del privilegio coltivato appositamente da tanto laicismo. Nulla di tutto ciò! Lo Stato è democratico se valorizza e potenzia la libertà di iniziativa della gente, tanto più in ambito educativo, dove il perno è la libertà.
Ancor di più, lo Stato, favorendo il libero confronto tra diverse esperienze educative, e annullando ogni monopolio, esercita maggiormente la sua funzione di offrire a tutti la possibilità di un’educazione e di un’istruzione di qualità. In questi anni si è evidenziato da più parti il degrado educativo della scuola italiana, ma le proposte di soluzione sono sempre state cercate all’interno di una concezione statalista. C’è una strada più semplice e più corrispondente alla natura: quella della libertà di educazione, che è sia libertà di costruire scuole, sia libertà dentro la scuola di Stato. Tanto più ci sarà libertà, tanto più l’educazione sarà un bene per tutti. Proprio l’opposto di quello che in questi anno ha tessuto lo statalismo, che non per nulla, limitando la libertà, ha abbassato la qualità di offerta educativa della scuola.
(Gianni Mereghetti)