L’emendamento al Decreto Legge 112 è una conquista da salutare con grande soddisfazione. L’obbligo di istruzione non viene meno; piuttosto lo si estende ai percorsi di istruzione e formazione professionale. Così facendo si pone fine quella discriminazione certa che avrebbero subito gli oltre 130 mila allievi che in Italia scelgono liberamente di frequentare i percorsi professionali negli enti di formazione pubblici e privati. Una svolta dà a questi ragazzi uno status di pari dignità a quelli che frequentano l’Istruzione. Contemporaneamente si corregge il carattere di ambiguità del comma 622 dell’articolo 1 della legge 296/06 che peraltro peccava di non coerenza con il Decreto 226/05, nel quale è previsto l’avvio dei percorsi di istruzione e formazione professionale subito dopo il primo ciclo di istruzione.
Ricordo infatti che le modifiche effettuate dalla precedente maggioranza al Decreto Legislativo 226/05 non hanno eliminato, ma semplicemente rinviato al 1° settembre 2009 l’entrata a regime dei percorsi di istruzione e formazione professionale. Infatti la Legge 53/2003, tuttora in vigore, parla esplicitamente di un unico sistema educativo, costituito da due percorsi di pari dignità: quello dell’istruzione e quello dell’istruzione e formazione professionale.
Il cambiamento che prefigura la modifica al Decreto 112 ha una valenza culturale di enorme portata: finalmente la scuola permette ad ogni ragazzo di trovare la propria strada attraverso la differenziazione dell’offerta formativa. Sino ad oggi la pretesa di uccidere le propensioni individuali imponendo il medesimo percorso scolastico è stata la scorciatoia verso gli abbandoni e la dispersione.
In questi anni i giovani che in Lombardia hanno frequentato i Centri di Formazione Professionale sono stati messi in condizioni di operare e verificare le proprie attitudini; hanno affrontato le materie umanistiche e scientifiche, tecnologiche e professionali, privilegiando l’approccio metodologico piuttosto che lo studio teorico, ricevendo un’educazione attenta all’integrità della persona che si prepara al lavoro.
La politica regionale di Roberto Formigoni ha scelto di sostenere la fitta rete di opere educative che in Lombardia valorizza la persona e le sue potenzialità. Lo testimoniano le sempre maggiori iscrizioni ai centri lombardi. Certo, tutti i percorsi devono portare al raggiungimento di quelle competenze chiave indicate anche dall’Europa e necessarie per lo sviluppo della persona, così come le istituzioni formative che li erogano, accreditate dalle Regioni, devono garantire requisiti di affidabilità e qualità. Il governo non ha la minima intenzione di retrocedere da questi elementi che resteranno infatti immutati.
Il 1° settembre 2009 è l’occasione per estendere questi percorsi formativi a tutto il Paese, correggendo così una situazione a macchia di leopardo che li vede attivi e sviluppati con esiti altamente positivi solo in alcune regioni d’Italia.
Riaprire vecchie polemiche ideologiche sarebbe deleterio. La politica è chiamata a rispondere con azioni concrete ai bisogni reali delle persone. Ampliare le possibilità formative significa creare più opportunità per tutti.