Solo la motivazione fa muovere l’uomo, solo il desiderio fa mettere in moto l’uomo a qualunque età. Il fatto di incentivare attraverso Borse il cammino allo studio è un modo valido per sostenere chi magari concretamente vorrebbe proseguire e non può permetterselo. Per noi degli anni Settanta l’Opera Universitaria ci dava questa opportunità, ma alla base, per chi voleva continuare, c’era il desiderio di conoscere, di capire. Ciò dovuto dal fatto che avevamo incontrato nel nostro cammino insegnanti che avevano sollecitato la nostra prosecuzione agli studi perché, anche, appassionati dalla disciplina che ci insegnavano ci avventuravamo nell’approfondimento della materia.
Questo ‘fascino’ diventa educazione. Oggi il compito e il fine fondamentale della scuola (dalla scuola primaria all’università) è quello di educare i ragazzi alla responsabilizzazione di sé, cioè alla crescita ed alla realizzazione della persona. Dobbiamo dare l’opportunità ai nostri studenti, attraverso gli “strumenti” che la scuola offre, di essere capaci di vivere la realtà.
«Se l’educazione è il comunicarsi di un modo di vivere la realtà, questo modo diviene una proposta di ipotesi esplicativa della realtà. Non è quindi un discorso un’ipotesi, ma la persona adulta che vive, anche se, proprio in quanto vive discorre» (L. Giussani, Il rischio educativo). Educare è la responsabilità principale che i genitori e la società ha nei confronti dei figli e dei cittadini futuri.
Nel 2005 l’appello all’educazione aveva questo titolo: «Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio»; senza educazione, infatti, non c’è futuro, non c’è popolo. Educare significa aprire la mente, la ragione e il cuore alla realtà. Educare è far crescere l’amore alla verità, come il terreno più appropriato sul quale costruire la libertà e la responsabilità di ciascuno di stare nel mondo. Educare consiste nel far conoscere il mondo e nel far maturare un giudizio sul mondo già dalla scuola dell’infanzia , far scoprire il senso e il significato delle cose
Ma se questa tensione verso la conoscenza non si sviluppa, se nei ragazzi la scientia diventa tristitia bisogna domandarsi: perché il sapere e gli apprendimenti sono diventati tristi? Perché i dati sugli apprendimenti sono così bassi? Perché, ad esempio, gli studi scientifici presentano dati così catastrofici?
Nessun denaro potrà provocare la passione, il desiderio e l’amore alla verità. Occorrono maestri, e ce ne sono, che accompagnino i ragazzi in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose.
In questo percorso di istruzione ed educazione degli alunni i docenti sono la parte attiva della scuola: i docenti fanno la scuola. Ma solo un ‘maestro’ appassionato alla sua disciplina, all’insegnamento e ai ragazzi suscita quel desiderio al sapere, al conoscere che altrimenti, come già diceva, Leonardo da Vinci, «lo studio sanza desiderio guasta la memoria e non ritiene cosa ch’ella pigli».



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