Tornano il 7 in condotta e la divisa, a leggere i titoli dei quotidiani sembra questa la rivoluzione del ministro Gelmini. Una parte di verità c’è, tant’è che il 7 in condotta porterà alla bocciatura, ma c’è qualcosa di più in quello che sta facendo il ministro Gelmini per varare un anno scolastico che possa essere nuovo rispetto a quanto si è visto in questi anni. Che ci sia qualcosa di più lo si può capire leggendo il Regolamento pubblicato il 31 luglio che apporta modifiche ed integrazioni al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249, concernente lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria. In tale documento tra le altre cose si legge: “Il compito della scuola, pertanto, è quello di far acquisire non solo competenze, ma anche valori da trasmettere per formare cittadini che abbiano senso di identità, appartenenza e responsabilità. Al raggiungimento di tale obiettivo è chiamata l’autonomia scolastica, che consente alle singole istituzioni scolastiche di programmare e condividere con gli studenti, con le famiglie, con le altre componenti scolastiche e le istituzioni del territorio, il percorso educativo da seguire per la crescita umana e civile dei giovani.” Di questo non si parla – probabilmente fa più notizia il grembiule! -, ma è qui la novità che il ministro sta introducendo nella scuola, l’urgenza ad assumersi il compito educativo e l’urgenza ad una collaborazione tra genitori, insegnanti e studenti. Del resto gli ultimi anni se hanno portato alla luce tante e tante questioni educative, di cui il bullismo è la più apparente, ma che sottende la questione vera, ossia che i giovani sono troppo spesso di fronte al nulla, d’altro lato hanno evidenziato che non sono quattro regole e tre procedure a ridare ai giovani la passione per l’esistenza e la voglia di studiare. E’ solo una ripresa educativa, che non è dell’istituzione, bensì è tutta della persona, a riaprire ai giovani il fascino del rapporto con la realtà. Per questo la scuola deve ritrovare il suo compito che non è solo quello di fornire competenze, ma è quello di aiutare la crescita umana e culturale di ogni studente, e valorizzare chi questo compito se lo assume. Il ministro in tal senso chiama tutti, insegnanti, genitori, studenti, a sfruttare le possibilità dell’autonomia scolastica per portare insieme la responsabilità educativa e per portarla in modo rispondente alle domande che si incontrano dentro la propria situazione. Quindi, mentre sembra che tutto si risolva in alcune regole nazionali, che pur vengono date, in realtà il ministro chiama tutti coloro che sono coinvolti nel compito educativo a mettersi in gioco e a trovare strade nuove per offrire ai giovani ciò che cercano, qualcosa per cui valga la pena vivere e studiare.
(Gianni Mereghetti)