C’è voluto coraggio per l’apprezzamento espresso nei confronti della capacità delle scuole paritarie di ottenere risultati eccellenti con budget ridotti e altrettanto per l’intenzione di garantire maggiore autonomia alle scuole con nuove modalità di governance attraverso l’introduzione del sistema delle Fondazioni. Ma non dovrà mancarle decisione per reggere alla prevedibile onda d’urto che una ormai logora e obsoleta ideologia statalista sferrerà, utilizzando come arieti le solite associazioni studentesche di sinistra e buona parte della categoria dei docenti, assuefatta (seppure insoddisfatta) al tran-tran imposto dalla gestione centralista della scuola.
Molte affermazioni del Ministro sono giuste e condivisibili. È giusto proporre una rivalutazione della professione docente, come è sacrosanto prevedere una modalità nuova di investire le risorse. Ma una cosa deve essere ribadita con forza: la scuola italiana non rialzerà il capo se non si metterà mano con decisione e coraggio (stavolta davvero!) alla “partita” della libertà di scelta educativa. La scuola italiana è malata di statalismo, e la cura si chiama libertà.
I doverosi tagli che interesseranno la scuola italiana non devono perciò andare, come sempre, ad intaccare le già esigue risorse di cui dispongono le scuole paritarie (ferme agli importi dell’anno 2000 e bisognose di urgenti adeguamenti), ma, in un’ottica di migliore utilizzo delle risorse finanziarie, bisogna piuttosto giungere ad una vera parità anche economica. Quante risorse ed energie metterebbe in moto una politica più favorevole ad una reale sussidiarietà scolastica!
Il coraggio di cambiare dovrebbe esercitarsi proprio cominciando da riforme che favoriscano la libertà di scelta educativa, come ha acutamente ricordato lo stesso Ministro quando ha sottolineato ciò che è stato realizzato in Regione Lombardia con il sistema della Dote scolastica. Ma se grandi opportunità potrebbero arrivare dal modello federalista, anche lo Stato può fare la sua parte: l’introduzione di sostanziose forme di detrazione fiscale per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie e l’abolizione dell’IRAP per queste ultime costituirebbero sicuramente premesse per quel salto di qualità di cui la scuola italiana ha urgente bisogno.