Non sono tempi in cui, ad nutum, una qualche materia o educazione veniva sollevata dal limbo e catapultata sulla testa di tutti gli studenti italiani. La consapevolezza che esiste un limite quantitativo per il cervello umano ed anzi la determinazione a ridurre carico orario ed insegnamenti, non solo per motivi di spesa, ma soprattutto per questioni di sostenibilità, sembra abbastanza diffusa ed è ultimamente diventata legge.
Come collocare allora il nuovo insegnamento di “Costituzione e cittadinanza” previsto all’art 1del Ddl 1 agosto 2008?
Che non debba questa essere considerata un’iniziativa tutta italiana, magari un po’ retro e “politicamente corretta”, ce lo può segnalare la quasi contemporanea partenza di ICCS (International Civic and Citizenship Education Study), una valutazione internazionale su questo tipo di competenze promossa da IEA –l’organismo internazionale interuniversitario che insieme e prima di OCSE ha gestito e gestisce le valutazioni standardizzate comparate internazionali.
IEA non aveva nel passato del tutto trascurato questo terreno. Nell’indagine Six Subjects del 1971 erano ricomprese discipline del campo, intese però in chiave tradizionale quali la Storia e la Geografia. Dopo un silenzio durato per tutti gli anni Ottanta, l’inizio degli anni Novanta ha segnato una ripresa di interesse che è sfociato nell’indagine CIVED (Civics Educational Study) del 1999 svoltasi in 20 paesi ed i cui risultati sono stati pubblicati nel 2001.
Ora con ICCS 2006-2010 riparte, anche a livello italiano, un’operazione di valutazione in questo campo, della quale è disponibile al momento anche il Framework. Il segnale è importante perché, mentre nel passato l’importanza che veniva attribuita alle aree di formazione era segnalata dalla loro collocazione nei piani di studio, oggi si gioca sulle forme di valutazione ed eventualmente di certificazione che le presidiano.
Le valutazioni comparate internazionali, gli indirizzi dell’Unione Europea ed anche il dibattito all’interno delle nazioni più consapevoli (Francia e Gran Bretagna per l’Europa) sembrano delineare in questo ultimo decennio uno “zoccolo di formazione” ineludibile da garantire a tutti, da valutare seriamente e da certificare.
Al centro stanno gli alfabeti di base della lingua nazionale e della matematica. Le nazioni europee e la stessa Unione pensano anche alla crucialità di una seconda lingua, mentre gli anglosassoni continuano sostanzialmente a sottovalutarla. ICT (Information and Communication Technology) trova anch’essa un suo spazio, anche se non necessariamente sotto le forme di una specifica area disciplinare.
Accanto a questo nocciolo duro di carattere “strumentale”, nel campo di quelle che potremmo definire “culture”, l’egemonia anglosassone ha collocato con decisione le scienze, che trovano un loro sicuro posto sia nelle valutazioni internazionali che in quelle nazionali.
Questo “Core Curriculum” sembra però essere uno sgabello a tre gambe, cui manca la formazione che concerne il rapporto uomo-società.
La cultura umanistica, intesa nel suo senso tradizionale, pare essere un problema soprattutto europeo ed infatti ha trovato un suo posto- attenzione, però, in chiave funzionale, nella ottava Competenza Chiave europea definita ”Consapevolezza ed espressione culturale”.
Ancora più scottante appare il problema di quella che comunemente viene indicata come “Educazione alla cittadinanza” e che, sempre nelle Competenze Chiave europee, è stata designata come “Competenze sociali e civiche”
L’Unione Europea ha ben a cuore questo tema, tanto da ribadirne la centralità in diversi documenti e da attivare su di esso di numerosi progetti e ricerche. Non si tratta solo della tradizionale attenzione verso la partecipazione democratica e l’integrazione. Dopo qualche decennio di “liberi tutti” l’attenzione si sta rifocalizzando sulla necessità di insegnare il rispetto delle regole, quale precondizione della convivenza civile. Ma anche dell’apprendimento: fra i pochi fattori costantemente e dappertutto correlati con alti livelli di apprendimento, PISA ha sempre segnalato nelle sue diverse edizioni il clima disciplinare di classe. Ma fin qui non sembra si sia riusciti a superare il livello della esortazione e dell’incoraggiamento a…
Si scontano anche le difficoltà di trovare strumenti efficaci per un’area così delicata; non si tratta infatti di alfabeti, ma di contenuti culturali e di atteggiamenti e comportamenti conseguenti, ben più difficili da misurare e valutare. Per di più la loro delicatezza rende il terreno potenzialmente esplosivo, per il rischio continuo di sovraesposizione ideologica e/o di esortazione parenetiche.
Al momento è comunque possibile registrare che l’attenzione, sia della impostazione europea che del Framework di ICCS, sembra molto orientata ad una verifica delle conoscenze e degli atteggiamenti concernenti il sentimento di cittadinanza e la partecipazione democratica dei giovani. Certamente latita in ambedue la tradizionale focalizzazione italiana sulla conoscenza dei loro presupposti storici e culturali, che ha però spesso portato – con una polarizzazione opposta- ad una mancata finalizzazione formativa. Del resto la giustapposizione era già evidente nell’Asse storico-sociale dell’Obbligo del Ministero Fioroni che collocava, accanto alle tradizionali tematiche di carattere storico, le “scienze sociali” di Diritto ed Economia già individuate nei progetti sperimentali Brocca degli anni Ottanta.
Il problema è aperto: quanto è utile e necessaria una dimensione culturale diacronica per rendere effettivi ed efficaci gli atteggiamenti ed i comportamenti attesi dai giovani cittadini in una società democratica avanzata?
Costituzione e Cittadinanza, collocata in questo impegnativo contesto europeo ed internazionale, assume dunque un significato potenzialmente interessante.
Resta da definire concretamente la sua collocazione nei programmi.