Benedetto XVI, al Te Deum del 31 dicembre, ha di nuovo ribadito che l’emergenza educativa rimane una delle questioni più urgenti della società in cui viviamo. Si tratta anzi, secondo quanto emerso dalle parole del Papa, della questione decisiva; anche per affrontare la grave crisi economica in cui ci troviamo, cui il Papa si è riferito parlando delle «nubi» che incombono su questo 2009, è dall’educazione che si deve partire, cosicché non prevalgano criteri tipici di una società nichilista, riassumibili con la formula del “si salvi chi può”.



In questa direzione il Papa ha sollecitato i cristiani a dare il loro contributo, realizzando una «sinergia fra le famiglie, la scuola e le parrocchie per una evangelizzazione profonda e per una coraggiosa promozione umana, capaci di comunicare a quanti più è possibile la ricchezza che scaturisce dall’incontro con Cristo». Per Benedetto XVI la via è dunque chiara: dal riconoscimento del Mistero presente scaturisce una umanità nuova, ed è questa vita rinnovata dall’incontro con Cristo il contributo che i cristiani sono chiamati a dare alla «costruzione di una società giusta e fraterna». Ancora una volta il Papa ha sollecitato chi crede a trovare dentro la propria esperienza le risorse per contribuire alla costruzione di una convivenza umana in cui l’uomo sia realmente, e non solo intenzionalmente, al centro di tutto. È questa l’educazione: l’aiuto a trovare in sé l’energia di vivere e di costruire. E l’amico più grande in questo compito è Cristo, nel cui sguardo si ritrova la positività di cui tutti siamo fatti.

Del resto il Papa, sempre nel discorso tenuto in occasione del Te Deum, ha voluto mettere in evidenza il momento più delicato dell’emergenza educativa, quello che vede gli adulti impegnati nel rapporto con i giovani. Benedetto XVI ha sottolineato con vigore quanto ogni giovane porti «insopprimibile nel suo cuore la domanda sul senso dell’umana esistenza», e ha di conseguenza sollecitato gli adulti  a prendere sul serio questa domanda insopprimibile e così emergente dentro la giovinezza. Il metodo con cui si può aiutare i giovani a trovare la risposta alla domanda che urge dentro il loro cuore non consiste nel dare regole di vita o inutili prescrizioni, ma, come ha detto il Papa, nel «testimoniare alle nuove generazioni la gioia che scaturisce dall’incontro con Gesù, il quale nascendo a Betlemme è venuto non a toglierci qualcosa, ma a donarci tutto».

Si educa testimoniando: è questa la sfida decisiva di questi tempi. Ed è per questo che di fronte alla domanda dei giovani ogni adulto è sollecitato a chiedersi se ciò per cui vive lo rende contento. Altrimenti, che cosa avrebbe da offrire ai giovani? Solo istruzioni per l’uso. Ma non sarebbe altro che un’offerta del tutto inadeguata: ciò che un giovane d’oggi cerca, infatti, è la felicità, e solo uomini e donne felici possono essere all’altezza di questa urgenza, l’unica vera urgenza della vita. È qui, in questa urgenza della testimonianza, che sta la sfida del Papa; ed è solo nella comunicazione di una novità umana che si può affrontare in modo efficace l’emergenza educativa.

(Gianni Mereghetti)