L’occasione per tornare a parlare di riforma globale della scuola (mentre i media si attardano oltremodo sugli sms per le assenze, le telecamere in classe e le pagelle on line) è stata la tavola rotonda, tenutasi ieri all’università Luiss Guido Carli di Roma, per la presentazione del quaderno curato dall’Associazione Treellle dal titolo “L’istruzione tecnica. Un’opportunità per i giovani, una necessità per il paese”. Non si è infatti parlato solo di istruzione tecnica: si è discusso di scuola a tutto campo, e soprattutto dei tanti interventi di cui necessita la nostra istruzione secondaria, che rimane a tutt’oggi un settore rimasto “intoccabile” per decenni, a differenza di quanto invece accaduto all’istruzione primaria e terziaria.



L’amo l’ha gettato il presidente di Treellle Attilio Oliva. Dopo aver presentato le linee generali delle proposte sull’istruzione tecnica, è passato ad indicare rapidamente la visione globale della scuola dell’associazione da lui presieduta (vicina a Confindustria), ricordandone i pilastri: superamento del centralismo statalista, puntando sull’autonomia; centralità della valutazione, sia dell’operato degli istituti, sia di quello dei docenti, i quali devono poter fare una determinata carriera in base ai propri meriti. E qui l’affondo: un progetto di legge, che prevede autonomia per gli istituti e strutturazione della carriera dei docenti in tre livelli, c’è, ed è il progetto di legge Aprea. Quella è dunque la strada da seguire.



Quando la parola è passata alla Gelmini, il ministro non si è tirato indietro: il progetto di legge cui Oliva ha fatto riferimento non sarà solo definibile come «legge Aprea, ma sarà la legge di tutta la maggioranza», per non dire anzi «di tutta la scuola». E ha addirittura rilanciato: è inutile che gli organi di stampa cerchino di travisare l’idea centrale di quel progetto (cioè la riforma della governance delle scuole) parlando di «privatizzazione della scuola o di scuola-azienda. Abbandonare il centralismo – dice Gelmini – non significa privatizzare, ma creare nuove sinergie con il mondo esterno, in cui la scuola non solo riceva elementi positivi, ma possa essa stessa contribuire attivamente ad arricchire il territorio».



Per inciso, nel dibattito è emerso anche un elemento importante in merito alla definizione precisa del nuovo modello di governance. Oliva, parlando degli istituti tecnici (ma la cosa può essere applicata, per esteso, a tutte le scuole autonome) ha proposto l’istituzione di un Consiglio di Indirizzo e Sorveglianza: un organo diverso dal Collegio docenti, presieduto da una persona diversa dal preside della scuola, con funzione di gestione strategica della scuola stessa. Il Collegio docenti decide sulla didattica; il Consiglio di indirizzo e sorveglianza sulle scelte strategiche della scuola, anche e soprattutto in rapporto al territorio. La Gelmini ha accolto e apprezzato, in particolare il fatto che non venga utilizzato il termine Consiglio d’Amministrazione, che a molti nel mondo della scuola fa venire l’orticaria. Anche l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, in un articolato e molto autorevole intervento incentrato sulla didattica basata sul “fare esperienza”, per le scienze ma non solo (contro l’impostazione teorica di Gentile, e anti-scientifica di Croce), ha ripreso e sottolineato l’importanza di questa sorta di governance duale della scuola. La stessa cosa, d’altronde, Berlinguer la propone per l’università, con la netta distinzione tra Senato accademico e Consiglio d’Amministrazione, cioè tra didattica e gestione strategica dell’ateneo.

Un dibattito del genere è all’altezza di ciò di cui la scuola ha bisogno. In quest’ottica, perfino il tema del rinvio di un anno per l’applicazione del riordino delle superiori è sembrato meno indigesto. Gelmini ha assicurato ancora una volta che quest’anno sarà dedicato all’ascolto della scuola reale, accompagnato da alcune sperimentazioni che permetteranno di vedere sul campo cosa funziona e cosa no. Fatte salve le riserve su questo discorso, di cui già si è detto più volte, se quest’anno servirà soprattutto per far partire un lavoro, e un impegno reale del ministero, per studiare, elaborare e portare a compimento una vera riforma della governance della scuola – così come Gelmini ha ieri fatto intendere – allora potranno esserci cambiamenti significativi per il nostro claudicante sistema scolastico.

(Rossano Salini)