In Italia gli insegnanti sono «lasciati da soli», senza nessuno che valuti le loro prestazioni o il loro rendimento. Così il Rapporto «Education at a Glance 2009» presentato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), secondo il quale il 55% degli insegnanti italiani non riceve alcun tipo di riscontro, positivo o negativo, in riferimento al lavoro svolto. La cifra appare ottimistica, perché da altre inchieste – il Rapporto TALIS del giugno 2008 – si ricava che il 75% degli insegnanti dichiara di non aver mai avuto nessuna valutazione.



La buona notizia, che questo giornale ha già dato, è che la maggioranza degli insegnanti ha rotto il tabù della valutazione impossibile. No, valutare si deve, si può, è richiesto ormai dalla maggioranza di loro oltre che dall’opinione pubblica. Il Ministro Gelmini si è detto d’accordo con questa prospettiva, consapevole che la qualità dell’offerta educativa coincide largamente con la qualità professionale degli insegnanti. I problemi, tuttavia, incominciano di qui, sia quelli teorici sia quelli pratici. Quali sono le competenze-chiave degli insegnanti? Con quali strumenti si accertano? Che conseguenza occorre trarre sul piano amministrativo e stipendiale? La difficoltà di rispondervi, tuttavia, funge spesso da alibi per non muoversi. Le esperienze dei sistemi educativi mondiali sono al riguardo molto diverse, ma confermano che la valutazione degli insegnanti è possibile e che viene praticata. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Dalla Svizzera, alla Francia, alla Germania, alla Svezia, alla Danimarca, alla Spagna, alla Polonia, all’Olanda, all’Inghilterra, agli Stati Uniti al Giappone ecc… il catalogo delle competenze-chiave dei docenti è pressoché lo stesso, mentre restano differenze rilevanti delle metodiche di certificazione. Quanto alla Finlandia, in testa da anni nelle classifiche di OCSE-PISA degli apprendimenti dei quindicenni di OCSE-PISA, non valuta gli insegnanti (ma il preside può aumentare a suo giudizio lo stipendio di insegnanti ritenuti particolarmente meritevoli), anche perché opera una selezione severissima in sede di reclutamento: su 100 giovani, già in possesso di “laurea magistrale”, che aspirano all’insegnamento, il sistema ne assume solo 10. E non esistono graduatorie permanenti.



Un esempio meritevole di attenzione è quello della NBPTS (National Board for Professional Teaching Standards), l’Agenzia americana indipendente dalla politica e dai sindacati, fondata nel 1987 quale reazione al Rapporto Gardner del 1983, intitolato A Nation at Risk: the Imperative for Educational Reform, che aveva lanciato un drammatico allarme sul futuro dell’educazione e, perciò, del destino della nazione americana. Nel 1989 l’NBPTS pubblicò il Documento «Che cosa dovrebbero sapere e saper fare gli insegnanti esperti». Esso è costruito attorno a cinque nuclei fondanti, il “pentalogo” del bravo docente: 1. Gli insegnanti si dedicano agli studenti e al loro apprendimento; 2. Gli insegnanti conoscono le discipline che insegnano e sanno insegnarle ai loro allievi; 3. Gli insegnanti sono responsabili della gestione e del monitoraggio dell’apprendimento degli allievi; 4. Gli insegnanti riflettono in modo sistematico sulla loro pratica e apprendono dall’esperienza; 5 Gli insegnanti sono membri di comunità educanti. Ecco una descrizione completa del profilo: «Gli insegnanti esperti sono persone colte e possiedono quelle virtù che devono infondere nei loro allievi (curiosità, tolleranza, onestà, lealtà, rispetto delle diversità e riconoscimento delle differenze culturali ) e quelle capacità che costituiscono i prerequisiti della crescita intellettuale, vale a dire la capacità di ragionare, la capacità di assumere prospettive molteplici e di essere creativi , la capacità di rischiare e adottare atteggiamenti sperimentali nella soluzione dei problemi. Il lavoro dell’insegnante va oltre i confini della propria classe. Gli insegnanti esperti contribuiscono alla buona riuscita della scuola collaborando con altri professionisti. Danno il proprio contributo alla definizione delle politiche scolastiche, alla costruzione dei curricoli, allo sviluppo professionale dello staff.



 

 

Contribuiscono alla valutazione della loro scuola ed esprimono giudizi sulla ripartizione delle risorse in funzione degli obiettivi educativi definiti dallo stato e dall’amministrazione locale. Gli insegnanti esperti sanno instaurare un clima collaborativo e creativo con i genitori, coinvolgendoli anche nelle attività della scuola».

Fissato il pentalogo, delle Commissioni composte da insegnanti, esperti, accademici e presiedute per lo più da insegnanti definiscono gli standard per i vari campi di certificazione, li sottopongono a revisione pubblica. Il National Board dell’Agenzia opera in stretto collegamento con le associazioni professionali e disciplinari degli insegnanti, che sostengono il Board nello sforzo di stabilire alti standard di conoscenza e pratica didattica nei diversi campi di insegnamento.

Rigore nell’individuazione degli scopi e pragmatismo nella scelta dei mezzi caratterizzano questa esperienza americana. Le associazioni professionali e disciplinari del nostro Paese hanno molto da imparare.