Il Regolamento sulla riforma del primo ciclo è in dirittura d’arrivo e contiene novità rilevanti soprattutto sul piano organizzativo, che tuttavia vanno ad incidere anche sul piano educativo-didattico.

Per quanto riguarda la scuola primaria, in estrema sintesi, dall’anno scolastico 2009/2010, a partire dalle classi prime, le famiglie potranno scegliere fra due modelli base di 24 o 27 ore settimanali, che prevedono un unico maestro di riferimento oppure richiedere, sulla base dell’organico assegnato alla scuola, un modello orario di 30 ore con attività facoltative o di 40 ore (tempo pieno) con conferma dell’organico del T.P.



Si prevede la soppressione del modulo a più maestri e delle compresenze, mentre l’insegnamento dell’inglese e il sostegno non subiscono variazioni.

È chiaro che tutta la partita nella primaria verrà giocata sulla dotazione organica d’istituto, assegnata a ciascuna istituzione scolastica. Quale che sia il modello orario che sarà prospettato alle famiglie (24-27-30-…) l’organico delle classi non a tempo pieno è determinato a 27 ore.



Tale quadro, che vede in un certo senso l’abbandono di consolidate abitudini, genera nei docenti una serie di perplessità che vanno a toccare sia lo svolgimento del loro lavoro quotidiano, sia il loro rapporto contrattuale di lavoro con il timore inoltre di non rendere un servizio di qualità e soprattutto di non poter svolgere un insegnamento basato sulla personalizzazione, tanto auspicato dalla riforma Moratti.

Come garantire la qualità dell’istruzione contenendo i costi? Questa è la grande sfida della nostra scuola.

Ma tale sfida presuppone un salto di qualità non solo da parte dei docenti, ma di tutta la comunità scolastica, che deve lavorare in sintonia con enti e istituzioni del territorio per andare incontro alle reali necessità del contesto in cui opera.



Infatti da anni alla scuola viene attribuita una forte responsabilità educativa e formativa che trova la sua ragione nell’elaborazione di pratiche didattiche innovative, nonché di progetti che portino gli alunni ad essere protagonisti del proprio sapere e saper essere.

L’obiettivo della scuola e quindi di ogni docente deve essere educare istruendo, individuare cioè un senso dentro la trasmissione dei saperi e delle competenze e rispondere  alle domande di una specifica comunità.

Con l’avvio della riforma e l’abolizione delle compresenze si costituirà l’organico d’istituto e sul suo utilizzo si giocherà e si svilupperà la responsabilità dei dirigenti e dei docenti nell’ambito di un’autonomia sostanziale e non formale.

L’utilizzo dell’organico d’istituto dovrà allora essere indirizzato ad obiettivi comuni e realistici, non rispondere a logiche di tipo personalistico o di una singola classe, nel rispetto comunque della libertà di educazione e di metodologie didattiche del docente.

Il Collegio docenti potrà trasformarsi così da luogo di decisioni prese altrove in un gruppo di lavoro di professionisti, tesi ad individuare obiettivi, indicatori di risultato e quindi di qualità, a monitorare, valutare e correggere la propria  azione educativa rispetto alla progettazione della risposta complessiva della scuola, sentendosi parte di una comunità e avvertendo una forte responsabilità collettiva.

Da quanto detto si capisce che la vera sfida della scuola è l’autonomia che, se è effettiva, deve diventare anche creativa: tiene conto dei bisogni emergenti degli alunni, della realtà territoriale e delle risorse finanziarie disponibili.

Oltre all’assegnazione dell’organico d’istituto è auspicabile una maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi con l’assegnazione alle scuole di tutte le risorse di cui hanno diritto, senza nessun vincolo di spesa predefinito, per la realizzazione compiuta dell’autonomia.

Se la riforma “Gelmini” si pone l’obiettivo non solo di razionalizzare i costi, ma anche di migliorare la qualità d’insegnamento e favorire la libertà di scelta educativa della famiglia è indispensabile responsabilizzare le scuole e i docenti ridefinendo il profilo della loro professione e operando una revisione del loro stato giuridico.