Il 4 marzo 2008 è stato pubblicato sul sito del MPI il Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” che indica:

La necessità non esaustiva di tale insegnamento in rapporto con i problemi di comportamento degli studenti registrati in diverse scuole, problemi che “vanno considerati come compito comune ai docenti e ai dirigenti scolastici, nel dialogo allargato con forze potenzialmente educative”;



L’importanza di educare alla cittadinanza secondo la Costituzione, in contesti multiculturali;

Le conoscenze e le competenze relative all’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione;

I nuclei tematici e gli obiettivi di apprendimento relativi a Cittadinanza e Costituzione per i diversi livelli di scuola;

In attuazione dell’articolo 1 della Legge n. 169 del 30-10-2008.



In Italia da lungo tempo esiste un apparato normativo relativo all’insegnamento dell’educazione civica nella scuola. I programmi della scuola media del ’79 introducono l’educazione civica come disciplina volta alla formazione del cittadino capace di inserirsi nella società e partecipare alla vita sociale.

I programmi per la scuola primaria dell’ ’85 contemplano gli studi sociali quali basi per la formazione del cittadino e per la sua partecipazione attiva alla vita sociale, politica ed economica del paese.

Con l’andare del tempo, tuttavia, si è perso di vista il significato profondo di educazione civica, mentre si è andato privilegiando un discorso volto alla prevenzione dei disagi mediante la partecipazione a progetti educativi ad ampio raggio: le famose educazioni che Corradini nel ‘90 classifica come trasversali alle diverse discipline.



Il CNPI nella Pronuncia del 23-2-1995, scrive: “Lo studio della Costituzione della Repubblica italiana deve essere orientato a consentire il confronto fra i principi fondamentali della convivenza, nelle diverse istanze presenti nella nostra società, dalle libertà individuali alle solidarietà sociali, all’unità nazionale, all’integrazione europea e alla cooperazione internazionale.

La direttiva 58/96,programmi di insegnamento di educazione civica, ribadisce l’importanza della cultura costituzionale, nonché dell’educazione civica nella pratica didattica ed educativa :

Ogni soggetto ha il diritto di trovare e il dovere di cercare nella scuola una serie di aiuti sistematici atti a sviluppare le fondamentali dimensioni della persona, del cittadino;

Fa parte delle funzioni della scuola, intesa come comunità educativa, assicurare agli studenti l’esercizio dei diritti individuali e di quelli collettivi, di promuovere l’esercizio dei corrispondenti doveri, in una dialettica che salvaguardi identità e solidarietà.

Si ribadiscono pertanto le dimensioni etico-socio-civico-politico-economiche dell’esistenza umana per identificare una nuova cittadinanza, da quella familiare a quella scolastica, attraverso lo studio della Costituzione italiana, un documento che ha saputo cogliere l’universalità dei diritti umani e disegnare un modello di convivenza.

Anche la legge 53/2003 e il conseguente decreto legislativo 59/2004 con gli allegati dedicano uno specifico spazio all’educazione alla cittadinanza, che, unitamente a quella stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all’affettività’, viene citata nella dimensione dell’educazione alla convivenza civile.

 

E’ possibile educare alla cittadinanza?

La domanda può sembrare retorica. In realtà essa nasconde una questione complessa sul piano della progettualità educativa: come e attraverso quali forme educare alla cittadinanza.

Si tratta di capire, in altre parole, se l’educazione alla cittadinanza nel fare scuola quotidiano, nelle soluzioni organizzative adottate, sia congruente con le teorie veicolate dalle normative.

Alcuni elementi da tener presenti nella vita scolastica:

L’ambiente di apprendimento inteso come contesto educativo, idoneo allo sviluppo di apprendimenti essenziali, in cui aspetti cognitivi e relazionali si intrecciano per garantire forme condivise di significato della vita sociale.

Non è sufficiente che i concetti del vivere civile e quelli ricordati nella carta costituzionale siano semplicemente conosciuti, studiati, memorizzati, ma partecipati, condivisi, resi propri e vitali all’interno della classe e della scuola, della vita quotidiana.

La centralità della persona nel senso di promozione,crescita, valorizzazione della persona umana, attraverso un percorso nel pieno rispetto del soggetto che apprende, con la sua individualità e con la rete di relazioni che lo legano alla famiglia e ai diversi ambienti sociali, territoriali ed etnici.

La ricerca di identità nel senso di orientare l’alunno a cogliere la propria identità culturale e i valori specifici della comunità di appartenenza, in vista della comprensione di comunità e culture diverse dalla propria.

Il concetto di diversità nel senso del considerare la diversità, in tutte le sue varie declinazioni, lingua, religione, cultura come un modo singolare e particolare di ciascuno di vedere la realtà, leggere l’esperienza, dare significato alle cose e alla vita, considerare le proprie idee, concezioni, visioni del mondo non come un fatto assoluto, ma come uno dei possibili modi di considerare il mondo.

L’orientare nelle regole e nella vita sociale nel senso di far acquisire regole e norme della vita associata, rendendo partecipe l’alunno della costruzione della regola attraverso un complesso processo di condivisione dei significati.

Dice Aristotele: “le virtù le acquistiamo esercitandone prima le opere… diventiamo giusti facendo cose giuste, temperanti facendo cose temperate, forti facendo cose forti”, (Aristotele, Etica Nicomachea, II,). La scuola è allora la palestra privilegiata per favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del sé, quale persona libera e autonoma, consapevole dei suoi diritti e doveri, capace di inserirsi nella società, prospettiva riassunta nel quadro delle competenze chiave di cittadinanza citate nel regolamento dell’Obbligo d’istruzione :

Costruzione del sé, Relazionarsi con gli altri, Rapporto con la realtà

A partire da questo presupposto i docenti si trovano di fronte ad un campo vasto dove si intrecciano gli obiettivi e i contenuti di apprendimento con le dimensioni di carattere cognitivo, affettivo, relazionale.

Se è vero che le discipline dell’area storico-geografica sono preposte all’acquisizione di competenze relative alla cittadinanza attiva, “come la comprensione del significato delle regole per la convivenza civile nella società e della necessità di rispettarle, la consapevolezza di far parte di una comunità territoriale organizzata a garanzia dei diritti delle persone, la conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione e dei principali aspetti dell’ordinamento dello Stato; la conoscenza dei diritti della persona riconosciuti dal consesso internazionale” è altrettanto vero che tutte le discipline contribuiscono a determinare negli studenti l’acquisizione di competenze etiche e comportamentali, e non solo cognitive.

L’educazione alla cittadinanza, in sintesi, è quindi complessità: coinvolge l’ambito cognitivo, è modifica di atteggiamenti e comportamenti, è far vivere le diverse dimensioni dell’identità, è sviluppare capacità di giudizio critico e di prendere decisioni autonome, è promuovere interesse e capacità di collaborazione.

Si tratta allora di prevedere un percorso formativo che, in coerenza con il Piano dell’offerta formativa e nella prospettiva di una modifica comportamentale e valoriale, coinvolga tutte le attività didattiche di insegnamento e tutti i docenti sia sul piano etico, sia su quello tecnico, sia su quello didattico e metodologico, perché l’educazione alla cittadinanza riguarda la vita, il modo di essere e di agire di ciascuno nei suoi rapporti con sé e con gli altri.