Chiunque abbia voglia di guardare la situazione della scuola italiana, analizzandola con occhi aperti sullo scenario europeo, inesorabilmente si troverebbe a constatare come la nostra scuola sia fortemente deficitaria. Non soltanto in ordine agli apprendimenti, non solo riguardo ai costi e alla sussidiarietà verticale e orizzontale, ma anche sotto il profilo della libertà, che dovrebbe consentire la libera scelta delle istituzioni scolastiche appartenenti al medesimo sistema di formazione nazionale, senza che ciò abbia a comportare condizionamenti ed oneri aggiuntivi per coloro che scelgono una scuola non gestita dallo Stato. La scelta del tipo di scuola è oggetto di precisa considerazione da parte dei vari trattati internazionali sulla salvaguardia dei diritti universali. Da noi è oggetto di precisa considerazione soltanto da parte dell’Agenzia delle Entrate, che, ai fini degli accertamenti fiscali sintetici, pone sotto controllo le scuole cosiddette private e le famiglie che osano attuare tali scelte «considerabili “di lusso” effettuate da soggetti operanti nelle rispettive circoscrizioni (porti turistici, circoli esclusivi, scuole private, wellness center, tour operator, e così via)».
E’ un dovere dello Stato scoprire e perseguire gli evasori fiscali, ma è anche un sopruso discriminare istituzioni e cittadini secondo le loro scelte operative e formative. E così, ancora una volta, si va a colpire, indagandoli in base al loro libero e legittimo operato, coloro che, spesso, molto spesso con gravi sacrifici, scelgono di educare i propri figli iscrivendoli a scuole diverse da quelle statali.
Non è sufficiente allo Stato sapere che, per sua inadempiente determinazione, a queste famiglie viene chiesto di sostenere i costi della scuola gestita dallo Stato, anche se non ne usufruiscono il servizio, e vengono ignorate nel loro diritto ad essere sostenute economicamente nell’espletamento dell’obbligo scolastico secondo loro criteri di giudizio e di scelta, vuole anche andare a vedere come spendono i loro soldi e dove vanno a prenderli per sostenere le rette delle scuole non statali.
La loro scelta – secondo quanto sostenuto dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera – è considerata una scelta esclusiva, così come esclusive sono considerate le scuole non statali cosiddette private, e ciò in base al presupposto che “l’iscrizione a scuole esclusive – individuate nelle scuole non statali – richiede significative disponibilità economiche”, capacità di spesa e quindi il possesso di un reddito elevato.
Ma qui si pone in essere un altro quesito: se valutiamo i costi per accedere alle scuole non statali scopriamo che sono nettamente inferiori a quelli delle scuole statali, e se il criterio di giudizio è il costo, allora dobbiamo convenire che sono queste ultime, le scuole statali, ad essere scuole esclusive. Da qui anche alcune domande: chi controlla la spesa che lo Stato sostiene per la scuola statale? Chi controlla la presenza o meno di sprechi nell’ambito del sistema nazionale di istruzione (e non solo) ? Chi verifica che il denaro pubblico, denaro dei contribuenti, venga speso correttamente? Chi controlla come lo Stato gestisce e spende i soldi che gli vengono affidati dai cittadini? Chi verifica perché mai le scuole non statali, cosiddette private, all’utenza costano molto meno rispetto a quelle statali, facendo così, con il loro servizio, risparmiare lo Stato? Chi verifica il rapporto costo/resa nel processo di formazione delle giovani generazioni?
Chiedere e sostenere, senza condizionamento alcuno, il diritto/dovere di educare e istruire i propri figli secondo proprie convinzioni culturali, filosofiche e religiose non è richiesta di postulanti, ma quella di coloro che vogliono vedere riconosciuto il proprio impegno e la propria responsabilità. E questo riconoscimento avviene soltanto se lo Stato – da chiunque rappresentato – si pone nella condizione di assicurare a tutti i cittadini imparzialità e uguaglianza nell’esercizio dei propri diritti e dei propri doveri, riconosciuti costituzionalmente come diritti/doveri fondanti e costitutivi della sfera giuridica stessa dei cittadini in quanto “persone”. Uno Stato è uno “Stato di diritto” se riconosce a tutti i cittadini pari dignità e assicura loro concreta libertà nell’esercizio di tali diritti/doveri.