Sabato 16 maggio, presso l’Istituto Caterina da Siena, di Milano si è svolta la manifestazione conclusiva del progetto Lavorare per conoscere, conoscere per lavorare, ideato e gestito dall’associazione di insegnanti Diesse Lombardia e rivolto alle scuole secondarie ed alla formazione e professionale della stessa regione.
Studenti partecipanti, insegnanti, accompagnatori e visitatori hanno assistito ad una mostra inusuale, imprevedibile per i modi in cui i concorrenti si sono espressi, e sorprendente per la qualità delle opere e la passione profusa nelle realizzazioni.
Si sono visti all’opera macchinari che parevano usciti da un’industria meccanica e invece costruiti da studenti dell’istruzione professionale, realizzandone i pezzi ex novo o recuperandoli da altre macchine; modelli in legno di congegni medievali, lampade e giochi in legno eseguiti da ragazzi di scuola media; grandi pannelli di ceramica realizzati a blocchi come nel Medio Evo dai Della Robbia; mosaici in stile ravennate; vecchi mobili recuperati e valorizzati artisticamente; progetti grafici e stilistici uno dei quali addirittura commissionato ed acquistato da un cliente esterno; scacchiere di qualità superba con pezzi assemblati con elementi di bulloneria commerciale; documentazioni fotografiche, video e per testimonianza diretta, dei capolavori che, per loro natura, non potevano essere esposti nelle sale della scuola ospitante.
I componenti della giuria, non potendo accontentarsi di una visione superficiale delle opere, hanno avuto modo di apprezzare gli infiniti modi in cui le logiche e le intenzioni che governano il lavoro umano, usate come strumento e contenuto didattico, siano potenti strumenti di insegnamento; nelle loro visite agli stand, hanno ascoltato studenti e insegnanti sulle motivazioni, le soluzione dei problemi esecutivi incontrati, le storie che hanno accompagnato i lavori, riscontrando evidenze circa la capacità che un’esperienza educativa orientata al lavoro, può sostenere e valorizzare:
Innanzitutto è apparsa palese la sua straordinaria educatività; quasi trecento ragazzi, in un’età considerata non facile, hanno mostrato di “reggere” una giornata intensa di lavoro, come quella di sabato, coinvolgendosi e partecipando ordinatamente, con interesse e attenzione a tutti i momenti della manifestazione;n
La sua efficacia didattica: la padronanza con cui gli studenti hanno gestito il momento di illustrazione alla giuria del proprio lavoro ha mostrato in pieno come ciò che era stato acquisito fossero competenze vere e non meri apprendimenti;
Il sostegno alle motivazioni all’impegno personale; c’era un brillar d’orgoglio nello sguardo degli studenti impegnati ad esporre la propria esperienza che ha contagiato la giuria, comunicandole, più e meglio della precisione delle parole, il valore di quel lavoro per l’esperienza scolastica dei partecipanti;
La capacità di creare e sostenere la collaborazione nei gruppi di lavoro: alla manifestazione molti degli studenti presenti avevano diversissime provenienze geografiche o qualche grado di disabilità; ebbene, tutta questa varietà di esperienze umane e culturali ha reso evidente come il lavoro (quello vero, non una sua simulazione o un discorso attorno ad esso) costituisca una grande opportunità di cooperazione ed integrazione tra diversi;
La intrinseca propensione dell’attività lavorativa a comunicare e coltivare un atteggiamento di positività nei confronti della realtà; questo aspetto ha colpito tutti per la sua evidenza e onnipresenza in ogni capolavoro esposto tanto è vero che anche i lavori meno appariscenti mostravano una cura esecutiva e una raffinatezza di presentazione che testimoniava senza incertezza quanto gli esecutori ci tenessero alla propria opera.
Proprio quest’ultimo aspetto, così spesso trascurato nella progettazione educativa delle scuole, è risultato tanto marcato nei capolavori esposti, da rappresentare un criterio “pesante” per la valutazione finale. L’assegnazione del primo e del secondo premio per la formazione/istruzione professionale, sono stati infatti assegnati a classi che hanno profuso una cura sorprendente nella propria realizzazione. Tanto, da rendere preziosi capolavori non particolarmente appariscenti.
Il primo premio è stato assegnato a due classi del CFP “La Nostra Famiglia di Bosisio e Castiglione Olona, per un recupero dal macero di nove vecchie sedie, la loro valorizzazione con le più svariate forme di decorazione, fino a rendere ciascuna un’opera d’arte e curandone l’esposizione con una attenzione che ha comunicato agli studenti stessi e agli osservatori quanta importanza fosse stata assegnata al lavoro e alla sua qualità.
Il secondo, ancor più sorprendentemente, è stato vinto dal CFP Top Style School di Varese in cui un gruppo di aspiranti estetiste, ha reso lavoro vero il proprio percorso scolastico, prestando servizi di cura alla persona in una vicina casa di riposo. Non ci si stancava di ascoltare i racconti di queste ragazze, l’ultima delle quali, raccontando un po’ impacciata ed emozionata la propria esperienza con un anziano cui faceva manicure e pedicure, ci ha detto che l’ultima volta è stata salutata con un : “com’è bello che tu venga qui da me”, frase che, a detta di uno dei giudici, vale un intero trattato di pedagogia.