Settimane calde e concitate nei corridoi delle facoltà. Le elezioni europee e le amministrative sembrano lontane, anche perché qui c’è stata una scadenza più diretta e imminente: quella delle elezioni universitarie.
Alla LUISS di Roma, come in altri atenei d’Italia nel mese di maggio, il 19 e il 20 gli studenti si sono recati alle urne per eleggere chi li rappresentasse al C.d.A. (il posto più ambito, conquistato da Giuseppe Clemente della “Lista Unica”), al consiglio di Facoltà e alla commissione per lo sport. E allora via con la campagna elettorale, ufficialmente irrigidita in una settimana, ma sostanzialmente operativa per molto più tempo grazie a tam-tam, voci, accordi e supposizioni. Qui non è arrivata nessuna “Onda” né relative traduzioni in termini di liste e candidature, ma non per questo la sfida è stata meno appassionante.
Tra aperitivi elettorali e volantinaggi, tra spiegazioni e programmi, si è snodata una corsa, molto sentita e competitiva, soprattutto qui nelle aule e nei corridoi dell’ateneo privato romano, dove già si respira aria di “futuro” e “carriera”. Durante i break tra una lezione e l’altra, oppure nel mentre di una pausa al bar si muovono decine di supporters e “collaboratori” dei vari candidati che, armati di magliette, volantini e molta socievolezza, cercavano di far conoscere agli studenti, soprattutto alle ambitissime matricole, i punti salienti e le sfide programmatiche del nome che invitavano a votare.
Ma non basta: la battaglia è proseguita anche su Facebook e sulla rete: gruppi di sostegno, messaggi, chat, blog e quant’altro, il tutto ovviamente per coinvolgere il più alto numero possibile di persone e studenti che, spesso, si disinteressano o snobbano con leggerezza l’appuntamento elettorale della loro università.
C’è chi ha proposto migliorie alla manutenzione, chi programmi didattici meglio definiti o investimenti per attrezzature e strumenti educativi. La lista dei “buoni propositi” è lunga e varia, alle volte utopica. Anche perché di liste e aspiranti leader se ne sono visti molti, qualcuno di loro anche appoggiato dai partiti dei “grandi”, qualcun altro è invece indipendente e ha agito con la forza e il sostegno degli amici e di chi condivide ore, lezioni e giornate nella stessa università.
Tra questi abbiamo incontrato Stefano Bini, al secondo anno di giurisprudenza e candidato proprio per rappresentare la facoltà in cui studia e vive pressochè ogni giorno. Con una lista partita dal “nulla”, cioè dal proprio impegno e da quello di un gruppo di amici, ha raccolto più di 200 preferenze, risultando escluso dalla carica per circa una ventina di voti.
Perché impegnarsi nelle elezioni universitarie? “Ritengo sia importante impegnarsi – afferma Stefano – perché credo nella partecipazione, perché penso che la nostra Università possa e debba essere un luogo non solo di studio, ma anche di esperienze utili al nostro futuro, di approfondimenti culturali e umani. E’ importante conoscersi, aiutarsi, impegnarsi nella nostra vita di studenti, per cercare di costruire, insieme, una società migliore.”
E allora si è messa in moto una notevole macchina organizzativa, per lui come per gli altri candidati, attraverso la quale provare a farsi conoscere dagli studenti, stringere mani a destra e a sinistra, non solo per un motivo di apparenza elettorale, ma per mettere la faccia e le proprie parole di spiegazione riguardo un progetto, un programma, un’idea nata e sviluppata dall’impegno di un gruppo di amici, compagni di corso e di lezione. Quegli stessi amici che si chiamano Andrea, Antonio, Leonardo e così via, di cui lo stesso Stefano riconosce il ruolo fondamentale, soprattutto in questo momento: “è naturale che un progetto nasca dalle esigenze reali e dalle istanze concrete di noi studenti, ed è altrettanto naturale che quello stesso progetto si sviluppi e possa realizzarsi solo con la passione, l’entusiasmo e l’impegno di tanti amici che rappresentano un sostegno preziosissimo per affrontare il “caldo” periodo elettorale.”
La sfida è stata appassionante, ma anche molto complessa, perché si sono confrontati diversi candidati, peraltro molto forti e ben organizzati, e ha coinvolto i ragazzi e le ragazze che in queste settimane hanno deciso di fornire, con la loro amicizia, sostegno ad un progetto che ritengono valido e degno di esser proposto ai loro amici, a chi si trova ad affrontare i loro stessi problemi nella vita universitaria. E tutto questo “nasce dal desiderio di fare, noi studenti, qualcosa per l’Università: essere autori di un progetto innovativo per costruire insieme un miglioramento reale della nostra facoltà”, ha detto Stefano a margine di questa tornata elettorale studentesca. Stressante e a volte eccessiva, ma sicuramente vissuta in prima persona da tantissimi studenti tra corridoi e aule di lezione, con una politica e dei propositi (a volte da verificare) che diventano inaspettatamente vicini, almeno in queste settimane, alle persone. Ci sarà del tempo, poi, per pensare alle elezioni amministrative ed europee dei “grandi”. Ora quello che conta è l’università: il posto in cui la presenza quotidiana coincide con l’impegno e, perché no, con la voglia di cambiare e testimoniare un fatto nuovo che possa essere d’aiuto ai propri compagni.
(Marco Fattorini)