Il passo proposto quest’anno alle capacità traduttive e alla riflessione dei maturandi del Liceo Classico è tratto dal primo libro del De officiis di Cicerone, e mette a tema il rapporto tra severità, clemenza e giustizia: è necessario essere pacati e mansueti anche con i nemici, e nel punire bisogna essere guidati dalla giustizia e non dall’iracondia. Il pensiero è espresso in modo chiaro e lineare, con periodi di lunghezza contenuta e privi di tortuosità sintattiche. Qualche insidia potrebbe celarsi nell’uso della forma deponente di punio, nel valore particolare della correlazione ita…ut, qui da intendere ‘a patto che…’, nelle accezioni particolari di alcuni termini o espressioni (facilitas, altitudo animi, morositas) rilevanti nel discorso ciceroniano: tutte insidie cui era agevole scampare attraverso una attenta consultazione del vocabolario, che tali peculiarità registra puntualmente.



La versione appare di una difficoltà adeguata anche per una II Liceo Classico: sicuramente molti maturandi erano abituati ad affrontare testi più complessi e impegnativi, se può essere indicativo quanto ho colto, al termine della prova, dai discorsi degli studenti affidati alla Commissione di cui faccio parte. Anche l’estensione del testo non è particolarmente ampia. Si potrebbe pensare che il Ministero abbia voluto sottoporre agli studenti una prova caratterizzata da aequitas (‘equità, giustizia’) e non da severitas (‘severità’), come spesso è accaduto in anni passati, ricorrendo a una clementia (‘clemenza’) che non è arrendevole lassismo, ma giusto equilibrio.



Del resto, se non dobbiamo adirarci fieramente contro i nemici, secondo quanto ci dice Cicerone in questo testo, perché il Ministero dovrebbe essere iracondo nei confronti degli studenti, proponendo un testo astruso, al di sopra delle possibilità di latinisti in erba? Magari questo aiuterà chi ha affrontato oggi l’ultima versione della propria vita a conservare un ricordo meno spiacevole della lingua latina. Ma l’auspicio maggiore è che quanti hanno letto o leggeranno il testo in esame, maturandi e non, possano riflettere sulle parole dell’Arpinate, che trasmettono un insegnamento che continuerà a rimanere prezioso anche quando l’Esame di Stato 2009 sarà definitivamente archiviato.



Maurizio Zuliani

Liceo Ginnasio Statale ‘G. Carducci’ – Milano

Redattore della rivista Zetesis.