Mentre si sta spegnendo la accalorata discussione sui criteri di ammissione alla ex-maturità (ammissione con la media, la condotta fa media?), una circolare del 22 maggio a cura del Dipartimento per la Programmazione del Ministero Pubblica Istruzione introduce, sotto una apparenza tecnica, una importante novità.
Fino all’anno scorso e da una decina di anni le Commissioni di Esame che lo volessero potevano utilizzare il programma chiamato Conchiglia (forse per anticipare le delizie del soggiorno marittimo alle porte per gli accaldati commissari). Il programma garantiva un supporto per l’aspetto gestionale fornendo per ogni attività prevista moduli predefiniti si suppone – vista l’autorevole fonte- a prova di ricorso.Ovviamente fra i moduli figuravano anche quelli per il rilascio del diploma e pertanto si rendeva necessario da parte delle commissioni il caricamento di tutti i dati (voti ed altro) relativi alle prove.
Questi dati molto meritoriamente sono stati oggetto di analisi da parte di INVALSI. a partire dalla metà degli anni 2000. E’da lì che si è venuti a sapere che la palma delle medie più alte se la disputavano Campania e Calabria che invece – a livello di macroregione – non brillano affatto nell’indagine PISA sulle competenze dei quindicenni.
Il limite di tutto ciò era la opzionalità dell’uso di questo strumento da parte delle Commissioni; i dati, per quanto interessanti, non erano perciò del tutto attendibili
Ora questo nuovo sistema esteso a tutti porterà ad alcuni vantaggi.
Da un lato anche nel nostro paese tutte le commissioni dovranno usare strumenti e moduli standardizzati, come in tutti i paesi avanzati. E’ forse più utile scatenare la creatività delle commissioni sui contenuti piuttosto che sui contenitori.
Ma soprattutto ciò porterà ad una completa leggibilità dei risultati disaggregati per tipologie di prove ed a livello trasversale per tipo di scuola e per regioni.
La minaccia della trasparenza e della pubblicità può fare poi retroazione sui processi, che possono divenire più virtuosi.
Fin qui quanto un osservatore mediamente informato di cose scolastiche italiane può trarre – una volta tanto di positivo – da una notizia come questa.
Sbaglierebbe chi pensasse che l’attenzione di stampa e di esponenti politici esperti di questioni scolastiche si sia rivolta a queste prospettive.
Immediatamente si è scatenata una canea sull’uso per la identificazione degli studenti del codice fiscale perché potrebbe identificare studenti “clandestini” in quanto irregolari e pertanto senza codice fiscale presenti sui banchi di esame .E subito si è trovato in una scuola di Napoli un caso emblematico di una bravissima studentessa ucraina che si troverebbe nella spiacevole situazione di non potere sostener l’esame per queste ragioni.
E’ abbastanza oramai noto che il codice fiscale è l’unico strumento nazionalmente diffuso che consenta di potere tenere unite banche dati altrimenti incomunicabili e pertanto ingestibili ed inutili Giacciono negli uffici ministeriali le membra disiecta di “anagrafi degli studenti” iniziate da diverse parti, con diverse finalità, in diverse situazioni, che non comunicano fra di loro e che pertanto sono inservibili.
Naturalmente anche in questo caso si invoca di iniziare diversamente le anagrafi, addirittura dall’inizio della elementare oppure dal famoso obbligo scolastico. Tutto, purché non si faccia ciò che si può fare subito, con un fine modesto ma preciso e senza particolari spese.
Viene da domandarsi in quale altro paese si potrebbe mettere in discussione il diritto di dotarsi di un strumento di informazione ed organizzazione banalmente virtuoso, per non rischiare di individuare chi, in ultima analisi, si trova in una situazione di violazione della legge!
Fortunatamente, una volta tanto tempestivamente, il Ministero ha indicato l’ovvia soluzione (escludere gli studenti in tali posizioni dal caricamento dei dati) e forse ci si lascerà capire se e quanto valgono davvero i nostri titoli di studio.