Un anno fa circa, di questi tempi, per primi, con un documento dal titolo ”Prove Tecniche di Eutanasia” dell’Università Italiana denunciammo le imminenti drastiche sforbiciate ai finanziamenti per l’Università e la ricerca che il neo-eletto Governo (con il decreto legge 133 e con la legge Finanziaria 2009) stava programmando. Dopo un anno siamo, nei fatti, ancora ai “blocchi di partenza”.



Il ministro Maria Stella Gelmini, tenuto sotto scacco da una ferrea politica di contenimento della spesa pubblica (tradottasi in forti tagli alle risorse destinate al mondo universitario “sprecone” e “corrotto”) dettata dal Ministro dell’Economia, ha annunciato e decretato (d.l 133/08 e d.l 112/08) alcuni buoni propositi. In sintesi: la revisione dei meccanismi concorsuali per il personale docente e ricercatore, la distribuzione di una quota di FFO secondo criteri di merito e la nascita dell’ANVUR, agenzia nazionale deputata alla valutazione della ricerca e dell’operato degli atenei. Valutazione intesa come condizione necessaria per politiche di distribuzione dei finanziamenti secondo il merito.



Di tutto ciò però, ad oggi, 2 luglio 2009, nulla è stato ancora attuato. L’ostruzionismo del Governo su qualunque politica che non preveda risparmi per lo Stato, o che possa anche minimamente incidere sulla spesa pubblica, l’ha fatta da padrone e il Ministro Gelmini non è riuscito a mettere in pratica nessuna riforma del sistema.

Tale situazione è tanto più grave in quanto ci troviamo in un momento di crisi finanziaria, sociale e culturale. L’investimento in formazione, in questo frangente storico, non può che essere il pilastro su cui porre le fondamenta della ricostruzione e della ripresa. Il Governo invece sembra orientato solo ad una “politica dell’emergenza”, seppur in certi casi doverosa e meritoria (si pensi al terremoto, ai rifiuti ecc).



Ciò denota una visione ridotta del problema, che trascura il punto cruciale della questione. Dalla crisi si esce solo investendo nel vero motore dello sviluppo che è la formazione delle giovani generazioni. Su questo, il Governo ha mostrato finora cecità pressoché assoluta. Ma vogliamo forse “sudamericanizzarci”? Se non si interviene subito, con decisione, ad ottobre non potremo che assistere, tra l’altro, al solito triste “teatrino” dell’Onda, strumentalizzata e cavalcata, magari proprio in periodo di congressi di partito, dai soliti giornali. È questo che vogliamo per le nostre università?

La presa di posizione contenuta nel volantino distribuito in tutti gli atenei italiani dal CLDS vuole essere al tempo stesso un allarme e un incoraggiamento al ministro affinché si adoperi per evitare l’ulteriore logoramento di una situazione già palesemente grave. È ancora possibile per il Ministero dell’Università prendere delle decisioni per salvaguardare e rilanciare il sistema-università o dobbiamo rassegnarci a un unico Ministero, quello dell’Economia, che accorpa (e neutralizza) anche Istruzione e Ricerca Scientifica?

(Stefano Verzillo)