Sono uno studente di 19 anni appena diplomato al Liceo Scientifico. L’anno scorso ho passato la quarta superiore negli Stati Uniti grazie a Intercultura. I professori americani sotto i quali ho studiato avevano dei metodi di insegnamento molto differenti da quelli tradizionali italiani. Per esempio in Letteratura, Filosofia e Storia dell’Arte non si usa nessun tipo di libro di testo. Si legge integralmente in lingua originale l’opera del singolo autore o si analizza l’opera d’arte del singolo artista. Traduzioni, parafrasi e riassunti sono visti come un sottile metodo di interpretazione. I corsi di produzione scritta o di esposizione orale sono ben separati da quelli di Letteratura. In Matematica si fa libero uso di calcolatrici grafiche e programmi informatici su computer portatili. In Fisica, Biologia, e Chimica per ogni tre ore di studio teorico si fanno altre due ore di laboratorio pratico. Esistono anche corsi all’aria aperta in cui si analizza la fauna e la flora locale. In Storia si parte a studiare gli eventi più vicini nello spazio e nel tempo: per loro la storia americana. Successivamente si studia la storia europea dove essi hanno le loro radici. Infine si studia la storia dei singoli continenti e nazioni non occidentali. Le singole biografie o i singoli fatti storici sono sempre messi in discussione proponendo versioni dei fatti alternative a quelle ufficiali. Esistono corsi basati sul commento di giornali e telegiornali in cui si può discutere liberamente anche riguardo a politica e religione. Esistono bande, orchestre, corali e squadre sportive in forte competizione con quelle di altre scuole.



In questo piccolo articolo non voglio certo provare che i metodi anglosassoni personalmente sperimentati siano oggettivamente migliori dei metodi tradizionali italiani. Penso che ogni persona abbia le proprie idee e le proprie preferenze a riguardo.

Quello su cui intendo richiamare l’attenzione è invece il fatto che i tradizionali metodi di insegnamento italiani sono molto lontani dall’essere “neutrali”. Per esempio, da quello che ho potuto capire in questi anni, i libri di testo italiani di Letteratura, Filosofia e Storia dell’Arte hanno forti basi ideologiche hegelo-marxiste. Da Hegel derivano la dialettica idealista, cioè l’idea che la categoria, non l’individuo, sia ciò che realmente esiste. Per cui vengono studiate le correnti di pensiero – Neoclassicismo, Romanticismo, Modernismo, Postmodernismo ecc. – affrontando ciascun autore come esemplificazione della corrente. Da Marx derivano il materialismo dialettico. Ecco perché i nostri libri mettono sempre decine e decine di pagine introduttive riguardo all’economia, alla società e ai conflitti storici in cui gli autori erano calati. Per Marx infatti l’economia, oltre a essere la fonte primaria del processo storico, è anche la struttura che regge tutte le sovrastrutture di una società. Queste sono appunto cultura, letteratura, arte, filosofia, religione ecc., che i nostri libri presentano come “conseguenze” della struttura economica. I libri di testo italiani ritengono quindi che gli autori e le opere si possono comprendere veramente solo analizzando lo sviluppo della dialettica idealista e materialista.



Che dire poi di quella parte di sapere che in Italia viene completamente ignorata. Questo sapere dimenticato comprende appunto il proprio dialetto, la storia della propria regione, provincia e comune, lo studio locale di flora, fauna e problemi ambientali, la storia della musica e del cinema, la storia della mafia, la politica e la religione.

Se è appunto innegabile che i metodi di insegnamento italiani non sono neutrali allora è ingiusto che studenti, famiglie e professori siano tutti più o meno costretti a seguire gli stessi programmi scolastici utilizzando gli stessi metodi di insegnamento. Il sistema scolastico italiano è una dittatura repressiva che si legittima con la presunta neutralità dei suoi programmi di studio e metodi di insegnamento.



Per eliminare questa ingiustizia bisognerebbe offrire l’opportunità a studenti, famiglie e professori di usufruire di un tipo di scuola alternativo. Questo nuovo tipo di scuola dovrebbe offrire a tutti la massima libertà di scelta. Studenti e famiglie potrebbero elaborare autonomamente un piano di studi personalizzato da seguire con i professori da loro preferiti. I professori potrebbero utilizzare qualsiasi metodo di insegnamento e offrire qualsiasi tipo di corso, da quelli universitari a quelli di formazione professionale. I professori potrebbero selezionare liberamente gli aspiranti studenti ai loro corsi. La valutazione accademica degli studenti sarebbe affidata a enti esterni statali o privati, i quali realizzerebbero test standardizzati uguali per tutti da somministrare tramite computer stile esame TOEFL. I professori dovrebbero prendere in affitto una propria aula personale. Gli studenti dovrebbero pagare direttamente i propri professori giorno per giorno grazie a mutui scolastici da ripagare in un secondo tempo. Il curriculum scolastico del singolo studente con tutti i corsi e test standardizzati da lui sostenuti dovrebbe essere pubblicato sul sito della scuola per essere liberamente consultato da parte di datori di lavoro pubblici o privati. Questo tipo di scuola fisserebbe solo delle regole minime e indispensabili garantendo a tutti le stesse opportunità grazie ai mutui scolastici. Questo tipo di scuola sarebbe un diritto, non un dovere. Questo tipo di scuola non si baserebbe su un tipo di uguaglianza repressiva che offre a tutti gli studenti lo stesso pezzo di carta e a tutti i professori lo stesso stipendio.

Non posso provare che questo tipo di scuola sia più efficace di quello attuale. Quello di cui sono certo è che proporre un unico tipo di scuola con la presunzione che sia neutrale è un vile metodo per reprimere la libertà e le personali potenzialità di studenti e professori. Ritengo quindi un imperativo lasciare l’assoluta libertà ai singoli studenti, famiglie e professori di scegliere fra il tradizionale tipo di scuola o un tipo di scuola alternativo e concorrente.

Questo articolo lo dedico a tutti i bocciati e a tutti gli studenti e professori che si sentono soffocare nell’attuale sistema scolastico italiano.

Paolo Terzi, maturato 2009