Quando uno dei più preparati (e ascoltati) consiglieri del Ministro Gelmini scrive un articolo come quello scritto da Max Bruschi per ilsussidiario.net non si può che leggerlo con attenzione. Ancor di più se indica i prossimi due passaggi fondamentali da presidiare se si ha a cuore una seria riforma del sistema di istruzione e formazione del nostro Paese: il nuovo concorso per Dirigente scolastico e, cito testualmente, «la necessità che il parlamento affronti in tempi urgenti e alla radice, con la radicalità [necessaria], il tema del reclutamento degli insegnanti».



Dato che il richiamo viene da fonte tanto autorevole e degna di credito, posso dirmi certo fin da ora che il prossimo concorso per dirigente sarà finalmente una cosa seria; sul secondo punto invece sono un po’ preoccupato perché nell’articolo di Bruschi non viene mai citato il progetto di legge Aprea. E questo non può essere un caso.



L’autore infatti non può auspicare pronunciamenti in “tempi urgenti” e ignorare che il Parlamento era già a buon punto nella discussione di un progetto di legge che rivoluzionava il reclutamento e – pur con molteplici criticità – non si limitava a quello, introducendo anche altre innovazioni positive. Provvedimento che era arrivato a raccogliere il consenso anche di parti importanti dell’opposizione e che se aveva criticità, esse erano sostanzialmente imputabili alla fretta del governo e alle resistenze interne alla maggioranza.

Alla fretta del governo è imputabile la problematica principale: aver separato la discussione (e le sorti) della formazione iniziale da quelle del reclutamento, a causa della scelta di anticipare le conclusioni della Commissione Israel sulla formazione iniziale, come se questa fosse una monade e non un tassello fondamentale di quel puzzle richiamato anche dallo stesso Bruschi.



Alle divisioni della maggioranza (con i Lùmbard a giocare l’inedito ruolo dei centralisti ostili alle Autonomie, in questo caso scolastiche) sono invece imputabili i “peccati per omissione” del progetto di legge, a cominciare da quelli ricordati da Ribolzi in un commento all’articolo di Claudio Gentili sempre su ilsussidiario.net: una certa vaghezza nel definire i rapporti con la normativa di riferimento, l’abbandono del tema del finanziamento, una migliore definizione delle reti, cui meritoriamente si assegnano più poteri.

Non si può ignorare che il progetto di legge Aprea è stato ritirato dalla discussione nel comitato ristretto della VII Commissione a causa delle forzature leghiste, gettando negli occhi dell’opinione pubblica il fumo dell’esame di dialetto per nascondere le divisioni della maggioranza; non si può non ricordare che il ministro nelle dichiarazioni che sono seguite è sembrata stare al gioco, piuttosto che ricondurre tutti alla discussione di merito; non si possono dimenticare le dichiarazioni di Cicchitto che mal celavano la gioia nel veder arretrare la proposta Aprea, con affermazioni del tipo «prioritaria per noi è la riforma dei Licei».

Se ha ragione Bruschi (e ha ragione Bruschi) a sottolineare come la capacità del Parlamento di intervenire in tempi brevi sia «la cartina di tornasole della volontà riformatrice del governo, della sua maggioranza e dei parlamentari [anche del] centrosinistra», mi aspetto che la conferenza dei capigruppo – come primo atto alla ripresa – accolga la proposta fatta prima della pausa dall’On. Aprea e calendarizzi immediatamente la discussione sul progetto di legge che porta il nome del Presidente della VII Commissione. Chi si opporrà, non tanto al progetto di legge (la discussione di merito va fatta e ogni parlamentare la farà forte dei propri convincimenti), quanto al fatto stesso che si discuta, tradirà la sua volontà conservatrice.

Il bello delle cartine di tornasole è che cambiano colore solo quando lo devono cambiare: non ammettono giri di parole o fumo negli occhi.