Sono stati approvati durante l’estate 2009 dal Consiglio Regionale Lombardo, con l’astensione del Pd, gli Indirizzi per la Quota Regionale dei Piani Personalizzati di Studio, che interessano il 20% di competenza regionale del curriculum.
Sbloccata la Legge Regionale Lombarda di istruzione del 2007, si è data attuazione all’art 9 secondo il quale il quale il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, individua «gli aspetti caratterizzanti il sistema educativo lombardo, promuovendo le specificità e le tradizioni delle comunità locali e valorizzando l’autonomia delle istituzioni scolastiche».
Non è mancato in questi anni chi ha a lungo paventato l’occupazione manu militari delle mattinate dei giovani con canti di montagna ed erbari della flora delle Alpi e Prealpi lombarde. Il provvedimento appena approvato sembra muoversi in una direzione diversa.
In un periodo in cui comincia ad essere messa a fuoco anche in Italia la necessità di mirare all’essenziale nel campo formativo, piuttosto che accumulare sulle spalle di insegnanti e ragazzi ulteriori contenuti o addirittura ulteriori materie, si è preferito offrire orientamenti che dovrebbero informare tutta l’attività scolastica, in collegamento con le ispirazioni pedagogiche e didattiche che provengono dal mondo. Indicativi in questo senso la centralità del tema delle competenze e della valutazione.
Questi orientamenti si sostanziano nell’individuazione di sei competenze che mirano a mettere insieme la dimensione dell’identità e della tradizione con quella della formazione europea del cittadino lombardo; non si tratta di una contrapposizione né di una giustapposizione, ma di una declinazione territoriale e del potenziamento di alcuni standard nazionali. Perciò, accanto alla valorizzazione del patrimonio materiale e culturale del territorio (storia, lingua, arte, ecc.), vengono messe al centro dell’attenzione la padronanza di una lingua estera, l’utilizzo consapevole delle tecnologie, lo sviluppo del pensiero critico ed il tema dell’imprenditorialità e della cultura d’impresa come tratto tipico della cultura lombarda.
A questi orientamenti seguono sette criteri metodologici che dovrebbero essere seguiti dalle scuole lombarde nella costruzione del curriculum quali l’unitarietà, l’essenzialità, la centralità delle competenze, la dimensione territoriale, la professionalizzazione, la personalizzazione e la valutazione. Si tratta palesemente dei fili di raccordo che vengono proposti per collegare in modo forte la formazione dei giovani lombardi ai punti critici ripetutamente più sottolineati dalla ricerca internazionale.
Infine sono previste sei aree tematico-formative che riecheggiano quanto sopra già individuato: identità e tradizione, formazione istituzionale, pensiero critico, ambiente e sviluppo sostenibile, salute, benessere e sicurezza. In questi termini vengono riformulati gli ambiti di intervento per le scuole già finanziati dalle diverse Direzioni generali regionali e che potranno trovare una risistemazione ed una revisione alla luce dei criteri sopra indicati.
L’approvazione in Consiglio Regionale è stata preceduta da una fase abbastanza approfondita di consultazione con insegnanti e dirigenti attraverso le loro strutture associative. In quelle occasioni si è registrato un ampio interesse ed un buon consenso sulla impostazione adottata. Ci si è anche chiesti quali saranno gli strumenti che verranno adottati per far sì che questi orientamenti si realizzino nelle scuole.
È ovvio pensare alle forme di incentivazione tradizionali, peraltro già utilizzate nel passato, ma coerentemente con i principi di essenzialità unitarietà e valutazione (degli esiti di apprendimento) sarà forse da evitare che la pletora di progetti dispersivi si riproduca nelle scuole, pur cambiando il committente.