L’autunno “caldo” minacciato da scioperi organizzati dai sindacati scolastici e proteste di insegnanti precari e non, è cominciato piuttosto tiepidamente rispetto allo scorso anno. Ma la situazione non promette nulla di buono a cominciare dalle prime schermaglie fra maggioranza e opposizione in merito ai tagli alla scuola. Scintille che hanno cominciato a propagare qualche focolaio di protesta fuori dai licei italiani coinvolgendo la solita massa di studenti, ma anche parecchi docenti preoccupati per il proprio futuro professionale. L’onorevole Valentina Aprea, presidente della VII Commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione), interviene a favore delle scelte portate avanti dal governo sottolineando come la dolorosa e impopolare operazione dei tagli sia stata dovuta a fronte dell’affossamento del sistema scolastico oberato da un sovrannumero di operatori e di sprechi. 



 

Come valuta l’inizio di questo anno scolastico?

In modo molto positivo dal punto di vista dell’attuazione di quanto finora si è deciso sulle riforme. Questo è infatti un “anno ponte” rispetto alla situazione definitiva delle riforme degli ordinamenti, ma ci sono già tante innovazioni importanti che parlano di maggiore rigore e danno maggiore risalto al merito nella scuola italiana. Si deve dare atto al ministro Gelmini e al governo Berlusconi d’avere avuto il coraggio di chiudere il lungo ’68 scolastico italiano, come ho affermato già altre volte, e di aver riportato al centro delle politiche scolastiche nazionali sì il rigore e il merito negli insegnamenti e negli apprendimenti, ma anche nella gestione delle risorse.



Tutta la partita giocata sulla valutazione interna e esterna o il voto di condotta sono elementi che  parlano chiaro. La scuola ricomincia all’insegna della serietà e della qualità dopo una stagione di ubriacatura della quantità.

A che cosa si riferisce in particolare?

Ai meccanismi di reclutamento durati anni che a mano a mano hanno appesantito come una zavorra tutto il sistema scolastico. Mi riferisco alle scelte per esempio che hanno determinato l’aumento degli insegnanti, l’incremento delle ore di studio, la pletora degli indirizzi, e il sovrannumero delle classi. Con le gestioni precedenti in Italia siamo arrivati ad avere fino a 600 sperimentazioni. Il tutto ovviamente senza mai valutare l’efficacia di questi incrementi al punto che da anni i rapporti internazionali ci parlano chiaramente di uno scarso rendimento del nostro impianto educativo. Quindi alla Gelmini e al governo Berlusconi si deve l’aver riportato il nostro sistema dentro gli standard europei e internazionali. Un processo che si concluderà con la riforma degli ordinamenti e con il successivo anno scolastico. Ma sottolineo soprattutto anche l’aspetto che della riforma che mette in primo piano la valenza educativa. Per la prima volta da tanto tempo a questa parte si mettono al centro gli studenti.



La protesta degli insegnanti, soprattutto dei precari, sembra però montare sempre di più. Cos’è stato fatto o cosa si farà per i docenti? Non si sono fatti troppi tagli?

Le leggi di ridimensionamento degli organici che noi abbiamo esaminato in Commissione e poi approvato alle Camere sono state da noi elaborate proprio in virtù della necessità di eliminare tutti gli sprechi, di ridonare ai percorsi scolastici italiani quella bellezza e quell’efficacia che è mancata proprio per l’appesantimento eccessivo.

Questa operazione ha avuto un’inevitabile ricaduta sugli organici. Però la politica dei tagli è una direzione che i governi succedutisi dagli anni ’90 in poi hanno sempre portato avanti fra alti e bassi. Ricordo che il picco maggiore di ridimensionamento e di riqualificazione della spesa si è avuto sempre con i governi di centrosinistra. Purtroppo però alle cifre scritte sulla carta non sono seguite  effettive riduzioni degli organici. Da quando poi il ministero dell’economia ha previsto delle sanzioni, cioè le clausole di salvaguardia, si è vista chiaramente questa mancanza. Mi riferisco in particolare all’ultimo governo Prodi.

Può spiegarci meglio di quale mancanza si trattava?

Il ministro Fioroni aveva previsto numerosissimi tagli. Molti di questi non furono effettivamente compiuti. Quando cominciammo a governare noi il Ministero dell’Istruzione ebbe subito una penalizzazione di 120 milioni di euro per le mancate riduzioni di spesa. Questa è la prova del fatto che gli indici erano esubero, che gli indicatori di attività erano troppi e che c’erano tantissime compresenze didattiche nella scuola primaria.

Non si tratta però di tagliare risorse umane, o meglio di lasciare a casa persone, il cui lavoro potrebbe comunque rivelarsi utile?

Quando parliamo di insegnanti è logico che intendiamo sempre una risorsa importante. In molte scuole queste risorse erano utilizzate anche molto bene, ma mettiamola così: non ce lo potevamo più permettere. E questo lo aveva indicato anche il governo precedente nel famoso “libro bianco” del 2007. Noi abbiamo consapevolmente approvato una legge di risparmio proprio perché con il debito pubblico che lievita e con una serie di indicatori fuori standard era necessario compiere un’operazione impopolare e dolorosa senz’altro.

Però è altrettanto vero che questo è il primo governo che, data l’entità della manovra, ha previsto misure di accompagnamento alla penalizzazione dei precari.

Vogliamo ricordare quali?

L’indennità di disoccupazione, una via preferenziale per il conferimento delle supplenze brevi e numerosi accordi regionali per l’utilizzo degli insegnanti precari, che non saranno in servizio, su progetti speciali per l’arricchimento delle attività formative. Tre “misure ponte” che consentiranno a questi docenti di avere comunque un punteggio per il prossimo anno scolastico e di far sì che si creino le condizioni per la stabilizzazione che si realizzerà sicuramente visto che sono previsti copiosi pensionamenti.

Molti dicono che non sono ancora stati elaborati i nuovi curricula dei licei. Quali saranno le materie “penalizzate”?

I curricula ci sono. E nessuna materia verrà penalizzata. Quello che ancora non c’è sono piuttosto i contenuti, ossia i programmi. Ci sarà sicuramente una riduzione di ore previste, ci saranno delle aggregazioni disciplinari con una forte accentuazione dell’autonomia didattica e curricolare. Fatto salvo il numero di ore le scuole potranno decidere come organizzare il lavoro e quindi potranno dare delle precedenze ai singoli percorsi favorendo la personalizzazione dei piani di studio. Stiamo completando comunque anche il lavoro sui contenuti.

Un’ultima battuta. Come commenta le critiche provenienti dal Partito Democratico in merito ai tagli?

È veramente grave che il PD abbia denunciato le scelte del governo in materia di tagli degli organici, visto che questa politica di ridimensionamento, opportuna e necessaria, erqa indicata come priorità anche dai governi precedenti. Ma soprattutto è grave che il ministro Fioroni, che appunto aveva operato anche scelte di questo genere, si sia aggiunto al coro di Franceschini e che abbia dimenticato addirittura che sui precari aveva previsto, cosa positiva peraltro, l’abolizione della graduatoria permanente. Le critiche del PD non sono credibili. Avrebbero dimostrato cultura di governo se avessero condiviso la necessità di fare questi interventi. Certo, si può fare sempre di meglio e di più. Ma quello che noi vogliamo è che non si chiamino fuori dalla responsabilità del ridimensionamento degli organici.