Non vogliamo lasciar cadere nel vuoto alcuni inviti, comparsi nelle ultime settimane sulla stampa nazionale e su quella specializzata di settore, a non dimenticare la situazione difficile in cui si trovano le scuole paritarie. Fra questi, uno in particolare merita attenzione, perché colloca la questione nell’ambito del più ampio dibattito sulla riforma federalista.
Ne è autore il Vescovo di Vicenza (nonché vicepresidente della Cei) mons. Cesare Nosiglia, che ha reclamato un urgente “sostegno alle scuole paritarie, sempre più in difficoltà per mancanza di fondi, dal momento che le rette non si possono aumentare a dismisura” (Discorso in occasione del Pellegrinaggio alla Madonna di Monte Berico, Avvenire, 9 settembre 2010). Ha ragione da vendere, l’alto prelato, e altrettanto bene ha fatto a ricordare, sempre nel medesimo intervento, che “la scuola paritaria svolge un servizio pubblico molto apprezzato e riconosciuto a livello di principio, ma purtroppo ancora ingiustamente penalizzato sotto il profilo economico”. Meno condivisibili, ahimè, appaiono le sue speranze che “il federalismo fiscale sappia affrontare e risolvere una volta per tutte questo problema”, data l’estrema eterogeneità del quadro politico-amministrativo ed economico delle regioni italiane.
Nel ricco e “cattolico” Veneto, probabilmente, il federalismo avrà la possibilità di sostenere la libertà di scelta educativa all’interno di un quadro complessivo di politiche a favore dell’istruzione e della famiglia. In Lombardia, con il sistema della “dote”, questo è già, almeno in parte, una realtà consolidata, e ci auguriamo che gli attuali tagli alle Regioni non ne compromettano l’esistenza.
Non altrettanto possiamo attenderci da altre Regioni, come per esempio dalla “rossa” Emilia Romagna, nella quale parità scolastica e libertà di scelta educativa sembrano essere ancora un tabù.
È sempre del 9 settembre la notizia, presente nel sito della Regione e diffusa da alcuni organi di stampa, che “l’Emilia Romagna intende fare la sua parte a sostegno della scuola pubblica, ad integrazione di quanto stanzia lo Stato” (corsivo nostro). Una vera e propria prova di federalismo, come scritto su Tuttoscuola.com (“Provedi federalismo scolastico. In Emilia”, 9 settembre 2010). Lo ha annunciato l’assessore regionale alla Scuola e Formazione Patrizio Bianchi, presentando un intervento per complessivi dieci milioni di euro.
Clicca >> qui sotto per continuare l’articolo
Scuola “pubblica”, dice Bianchi; ma quanti sanno che la scuola paritaria è, in virtù del servizio svolto e dello stesso riconoscimento, in tal senso, dato dalla legge 62/2000, scuola pubblica a tutti gli effetti? Pochi, probabilmente. Forse nemmeno lo stesso assessore Bianchi, che nel presentare il piano di riparto del finanziamento non menziona alcun intervento esplicito a favore della scuola paritaria e/o della libertà di scelta educativa: due milioni di euro, infatti, andranno alla scuola dell’infanzia statale “per non lasciare nessun bambino in lista d’attesa”; un milione per sostenere l’autonomia scolastica e favorire una cultura organizzativa di rete tra le scuole; quattro milioni di euro saranno assegnate alle Province per gestire le differenze e sostenere l’integrazione dei bambini con disabilità e degli stranieri e, infine, tre milioni “per dare alle famiglie con entrambi i genitori che lavorano assegni di conciliazione per favorire l’accesso al nido”.
La Regione Emilia-Romagna, ha concluso l’assessore, “sostiene la propria scuola per migliorare e mantenere i livelli raggiunti dal proprio sistema scolastico a fronte dei pesanti tagli operati dal Governo (….) Non vogliamo in alcun modo surrogare gli obblighi e i compiti cui è tenuto lo Stato, ma sentiamo di dover arricchire l’offerta formativa del servizio scolastico regionale. La nostra scelta va collocata nell’ambito del processo avviato di federalismo e di riforma del Titolo V della Costituzione”.
Si vedrà alla prova dei fatti se anche per Bianchi la parola “pubblico” continua, nonostante tutto, ad essere sinonimo di “statale” e se l’assessore si è ricordato che la riforma del titolo V della Costituzione ha recepito la filosofia di fondo del principio di sussidiarietà (art.118). Da come il piano di finanziamento è stato presentato, parrebbe proprio di no, anche se non è prudente tirare conclusioni affrettate.
Clicca >> qui sotto per continuare l’articolo
Allo stesso modo, però, non è prudente attendersi che il federalismo fiscale risolva una volta per tutte questo problema; accanto ai legittimi provvedimenti regionali, occorrono scelte legislative a favore della parità scolastica e della libertà di scelta educativa che siano omogenee per tutto il paese, emanate nel quadro delle “norme generali sull’istruzione” e/o dei provvedimenti di fiscalità generale a favore delle famiglie.
Non si può continuare a difendere la scuola “pubblica” dimenticando quel milione e più di studenti che frequentano le scuole non statali, insieme alle loro famiglie che sono costrette da una legislazione iniqua a pagare per poter esercitare un diritto sacrosanto, riconosciuto e sostenuto anche dalla Costituzione italiana (artt. 3, 30, 31, 33).