In questi giorni è in discussione alla commissione Cultura della Camera dei Deputati il disegno di legge Gelmini per la riforma dell’Università. La scorsa settimana, la conferenza dei capigruppo ha per l’ennesima volta ricalendarizzato la discussione del ddl in aula alla Camera, facendola slittare dal 4 ottobre al 14 ottobre. Nessun problema se questo tempo in più fosse speso per approfondire ed emendare il provvedimento in esame; peccato che il 15 ottobre inizierà alla Camera la sessione di bilancio, con la discussione della legge finanziaria, bloccando di fatto tutti gli altri provvedimenti, riforma dell’Università inclusa. In breve, considerato anche che il clima politico generale è tutt’altro che stabile, il rischio di una “rottamazione” anticipata della riforma è concreto.
Intanto in alcune università italiane è in corso una protesta di una parte di professori e di ricercatori che si rifiutano di iniziare l’anno accademico, sospendendo l’attività didattica e provocando così gravi disagi agli studenti, che non potranno più recuperare il tempo perso. Una situazione per ora limitata, ma che rischia di allargarsi se il Governo e il Parlamento non si assumeranno la responsabilità di concludere l’esame del ddl di riforma correggendone le storture (almeno quelle più gravi) e ripristinando le risorse di cui l’Università ha assoluto bisogno.
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